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Flor sul podio della Verdi: rimpiazza Zhang Xian

Il maestro di Lipsia è stato nominato direttore musicale, da settembre entra in carica

Simone Finotti

È il tedesco Claus Peter Flor il nuovo direttore musicale della Verdi. Il maestro di Lipsia, dalla prossima stagione - che torna a non coincidere con l'anno solare -, subentra a Zhang Xian, ora alla testa dell'orchestra del New Jersey. Una nomina già nell'aria, anticipata a Capodanno dall'acclamata Nona di Beethoven.

Nel segno del genio di Bonn si apre anche la ricca estate della Verdi, con un'integrale compatta (le 9 sinfonie in 10 giorni, 5 concerti dal 16 al 19 luglio) che mancava a Milano dai tempi di Giulini: un ciclo dal sapore programmatico, che permetterà a Flor di far apprezzare il suo lavoro con l'orchestra e le sue scelte interpretative. Sempre in estate, da segnare la rassegna «C'era molte volte il jazz». Ma è solo l'antipasto: la stagione, anzi, le «sette stagioni» 2017-18, appena presentate al Mac dal presidente Gianni Cervetti e dal direttore artistico Ruben Jais, riservano graditi ritorni e piacevoli sorprese.

Il calendario sinfonico parte il 10 settembre, alla Scala, con la sontuosa Dal nuovo mondo di Dvorak e il Concerto in sol di Ravel: sul podio Patrick Fournillier, al piano Alexandre Tharaud. A seguire, ben 30 programmi da settembre a giugno. Tra i protagonisti l'esperto direttore Elio Boncompagni, classe 1933, perfettamente a suo agio fra Verdi, Beethoven e Brahms (2-12 novembre). A lui l'onore della Corale di Capodanno, mentre Flor, a fine novembre, si inoltra nelle paludi sinfoniche dell'ultimo Mahler, con la Nona.

Nel 2018 cadono i 25 anni della Verdi, e i festeggiamenti non si faranno attendere. A gennaio (12 e 14) torna Robert Trevino (che rivedremo in maggio con la Tragica di Mahler) per la Leningrado di Shostakovic, inaugurando un viaggio nella musica russa che vedrà il debutto di Maxim Emelyanchyev (Tchaikovsky, 25-28 gennaio), il ritorno di Xian (Shostakovic, 2 e 4 febbraio) e di Bignamini (Rachmaninov, 15-18 febbraio). Aspettando Vladimir Fedoseyev, dal 10 al 13 maggio con Prokofiev e Shostakovic (Sinfonia da camera orchestrata da Barshai), e Oleg Caetani, la settimana dopo.

Dal 24 al 27 maggio, una chicca: il Requiem di Cherubini, prima volta per la Verdi. Tornano anche John Neschling, per la Sinfonia drammatica di Respighi e il Concerto per piano n. 24 di Mozart, e Aziz Shokhakimov con la Sinfonia 4 Inestinguibile di Nielsen e i Quadri di un'esposizione di Mussorgsky-Ravel. Un'orchestra, insomma, sempre più duttile e versatile, capace anche di «romanticheggiare» con lo Schumann di Domenico Nordio (uno dei due direttori-violinisti ospiti: l'altro è Kolja Blacher) e «anticheggiare» con La Barocca. Fra le collaborazioni, arriva quella con Brera, dove è atteso un divertente Pierino e il lupo con Philippe Daverio.

Ma la Verdi ha mille altre facce: quella pop, con le colonne sonore (tornerà il Williams diretto da Pedroni), quella di custode del Novecento sinfonico italiano (ottobre-maggio, con la bacchetta di Grazioli), quella cameristica (Brahms, con Nordio) e quella pedagogica, con «Crescendo in musica», che quest'anno vede la partecipazione del Coro degli stonati (450 iscritti!), e «Musica da cameretta».

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