Follia troppo lucida Tutti i punti oscuri del caso Giardiello

I misteri: dalla pistola fatta entrare in Tribunale alla certezza di trovare in ufficio il giudice Ciampi

Giardiello entra nel tribunale di Milano
Giardiello entra nel tribunale di Milano

È stato lui. A nove mesi dalla mattina d'inferno scatenata da Claudio Giardiello nel palazzo di giustizia di Milano, l'unica certezza è ciò che appariva già ovvio fin dai primi, sconvolgenti attimi seguiti alla strage. Ad ammazzare un avvocato, un giudice e un coimputato era stato questo imprenditore fallito, sommerso dalla rabbia montante contro le ingiustizie di cui si sentiva vittima, una sorta di complotto in cui le sue colpe si dissolvevano nelle colpe dei suoi persecutori. Punto. Su tutto il resto, anche se la Procura di Brescia ha chiuso l'inchiesta e si prepara a chiedere il rinvio a giudizio di Giardiello per triplice omicidio, continuano a pesare una serie di domande senza risposta. E la decisione di portare sotto processo anche una guardia giurata in servizio al varco del tribunale non sembra destinata a dissipare le ombre.

LE MISURE DI SICUREZZA

La incredibile facilità con cui Giardiello ha potuto portare con sé una pistola carica, e il vistoso ritardo e scoordinamento degli interventi dopo gli spari, hanno messo in luce la fragilità del sistema di sicurezza del palazzo. Impossibile capire di chi siano le responsabilità, perché la competenza è di una commissione pletorica. Di certo c'è che mentre a Torino (per esempio) ogni pm o giudice ha sotto la scrivania un pulsante per lanciare l'allarme, a Milano è impossibile chiamare aiuto se non telefonando al 112. Ancora più vistosa la carenza di tornelli e sistemi automatici di controllo agli ingressi, dove tutto è affidato al grado di concentrazione delle guardie, e l'errore umano è sempre in agguato. Giardiello lo sapeva? Aveva compiuto sopralluoghi e testato il sistema?

LA PRESENZA DEL GIUDICE

Giardiello quel giorno era atteso in aula nel suo processo per bancarotta, quindi poteva essere ragionevolmente certo che due delle sue vittime designate - l'avvocato Claris Appiani e l'ex socio Giorgio Erba, imputato insieme a lui - sarebbero state nell'aula della seconda sezione penale. Ma come faceva a essere certo di trovare nella sua stanza, un piano di sotto, anche il terzo obiettivo, il giudice Fernando Ciampi? Eppure dopo avere sparato in aula Giardiello scende a colpo sicuro, sfidando il rischio di venire bloccato, e trova Ciampi in stanza.

LA PISTOLA IN CASA

Per seminare la morte in tribunale, Giardiello non deve affannarsi a trovare un'arma sul mercato nero: possiede una pistola, regolarmente acquistata e denunciata. Ma nel frattempo era incappato in diverse denunce, e nel 2011 era già stato candidato a una perizia psichiatrica. Come è possibile che nessuno si sia preoccupato di togliergli la pistola?

L'ARMA IN TRIBUNALE

È il punto più delicato. Nel suo interrogatorio, assistito dall'avvocato Andrea Dondè, Giardiello sostiene di avere semplicemente messo l'arma nella valigetta e di averla fatta scorrere sul nastro del metal detector. «Speravo che la trovassero e mi fermassero», è la sua spiegazione. Inverosimile? Eppure sulla base di questa deposizione la Procura di Brescia ha incriminato il vigilante che non avrebbe visto l'arma sullo schermo a raggi X. Ma nelle immagini delle telecamere, si vede che la luce rossa del metal detector si accende quando Gardiello attraversa la «gabbia», a mani vuote. È la luce all'altezza delle gambe, e infatti il pm chiede all'imputato se portava l'arma alla caviglia. Giardiello nega, e il pm gli crede.

C'era un'altra ipotesi, affacciatasi nel corso delle indagini: che Giardiello in realtà avesse fatto entrare la pistola nel palazzo nei giorni precedenti, magari grazie a un complice più o meno consapevole, imboscandola in uno dei mille anfratti. Perché è stata scartata questa pista?

GIARDIELLO È MATTO?

La richiesta di perizia mentale è l'unica chance per evitare l'ergastolo. Ma i movimenti di quella mattina sono freddi e ordinati.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica