Fondo, milanesi generosi nonostante la crisi

C'è sempre da sorprendersi della generosità dei milanesi, ancor più se pensi alla crisi e alle proteste a volte xenofobe. Eppure, quando è ora di donare, il cuore torna in mano e poco importa che molti sappiano che il 60 per cento del denaro che entra nel Fondo famiglia lavoro aiuta migranti senza lavoro, molti di religione islamica, proprio a trovare un lavoro. «È anche una forma di prevenzione dal terrorismo» dicono in Arcivescovado, presentando i numeri delle donazioni. «Centomila euro al mese per tre anni, con offerte piccole e grandi arrivate da 3.326 persone, sono un miracolo. Un miracolo» ripete don Davide Milani, portavoce del cardinale Scola, tra gli esperti dei «Dialoghi di vita buona». Spiega monsignor Luigi Bressan: «Non è blindandoci dietro porte, come dice Papa Francesco, ma costruendo legami, che costruiamo il futuro. Il Fondo ha l'obiettivo di costruire legami, evitare isolamento, perché la perdita del lavoro causa isolamento dalla società, al contrario di integrare le persone». La ricetta contro il terrorismo, insomma, è anche l'integrazione degli stranieri che arriva grazie al Fondo.A dare buon esempio il cardinale Scola, che ha messo all'asta i suoi regali. Icone, gioielli, macchine fotografiche primi '900 (prezzo base 100 euro), piatti, bicchieri, libri, suppellettili, quadri, argenti, porcellane, mobili.

In base al pregio la base d'asta varia da 100 a 7.500 euro (una parure in corallo peau d'ange con brillanti). Ma l'opera più significativa è un sant'Ambrogio che tiene in braccio, stretta al cuore, Milano. Commento: «È con l'amore che si vincono le battaglie».

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