Coronavirus

Fontana riapre la Lombardia. Sala boccia decreto e ministri

Pronti a tornare al lavoro bar, estetisti, parrucchieri Il sindaco: "Parte del governo non è all'altezza. Io? Sì"

Fontana riapre la Lombardia. Sala boccia decreto e ministri

Uno stop and go continuo. Riunioni in videoconferenza tra presidenti di Regione, poi con i governo, di nuovo tra governatori, discussioni fiume fino alla dichiarazione di Attilio Fontana che sembra segnare in serata una svolta (anche se la notte è lunga e ci sono in vista altri vertici e il Consiglio dei ministri). «Accolta la mia proposta su un documento unitario delle Regioni, lunedì la Lombardia riaprirà all'insegna della sicurezza e del rispetto delle regole» assicura. Su spinta del governatore lombardo è stata stilata una proposta che mette d'accordo (intanto) le Regioni sulla ripartenza di attività commerciali, bar, ristoranti, centri estetici e parrucchieri dal 18, con misure che potranno essere poi calibrate oggi dai vari territori. In Lombardia ad esempio difficilmente sarà tolto l'obbligo di mascherina all'aperto anche per le prossime settimane e non solo per spostarsi quando non si è seduti a tavola al ristorante. «Abbiamo confermato al governo la volontà di riaprire le attività nel rispetto della sicurezza sanitaria, sono certo che i cittadini e gli operatori dei vari settori sapranno comportarsi in modo responsabile e nel rispetto delle regole» sottolinea. Al governo ha ribadito che servono misure che garantiscano la sicurezza «ma che consentano anche di svolgere concretamente il proprio lavoro, che siano realizzabili». L'idea quindi è stata di «invertire il problema, di essere noi presidenti tutti quanti insieme a fare una proposta poi recepita dal governo, nella quale indicare le modalità di comportamento, noi stiamo dando un passo deciso poi le regole vanno rispettate in maniera rigorosa» è il messaggio che torna a lanciare agli operatori.

Anche Beppe Sala invece è tra i sindaci che bocciano il decreto Rilancio varato due giorni fa dal governo. La posizione dell'Anci è dura. Sala con altri colleghi delle grandi città (da Chiara Appendino a Virginia Raggi, il presidente Anci Dario Nardella, Leoluca Orlando, Marco Bucci, Luigi Brugnaro) si sono riuniti in videoconferenza con i capigruppo della Camera dei deputati, in vista della conversione in legge, e hanno ribadito che «le misure sono insufficienti per coprire le necessità dei bilanci comunali in sofferenza a causa dell'emergenza Covid», solo Milano registra 500 milioni di minori entrate tra tassa di soggiorno, multe, incassi dalla tassa di occupazione per gli eventi e ora dovrà anche rimborsare la Cosap ai pubblici esercizi per i mesi di lockdown, l'aula due sere fa si è impegnata in questo senso. Intervistato da Andrea Scanzi e Luca Sommi nel talk «Accordi e Disaccordi» ieri sul Nove, Sala ha silurato un pezzo del governo. «Il premier Conte ha fatto il suo ma non tutti i ministri sono in grado di gestire questa complessità - ha ammesso -. Rispetto al governo vera fase difficile arriva adesso, la prova della verità sarà ad ottobre perchè l'autunno è il momento difficile per il nostro Paese». E dato che il peggio deve ancora venire sembra di capire che in vista di ottobre servirebbe qualche cambio tra i ministri.

Sala invece si autopromuove senza alcun dubbio: «Se ho pensato di non essere all'altezza della situazione? Onestamente no - confessa - perchè sono stato abituato nella mia carriera a gestire tanta complessità, non mi spaventa. E penso di essere la persona più giusta in questo momento per tirare fuori Milano da questa crisi». Ammette invece si essere andato «sopra le righe» nel video in cui ha rimproverato i milanesi che hanno affollato i Navigli una settimana fa («sono incazzato» aveva detto). «Ho voluto dare un segno immediato perchè il tema non è quanta gente c'è ma usare la mascherina e stare a distanza.

Quindi ho fatto un intervento, anche un po' eccessivo, perché subito nei primi giorni volevo dare segno della mia attenzione».

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