Messo nel mirino prima dai magistrati e poi dalle accuse tanto scontate quanto a buon mercato degli avversari politici, il governatore Roberto Formigoni ha scelto la linea del contrattacco. «Le accuse della procura sono roboanti - ha reagito ieri -, le prove inesistenti. Sono accusato da mesi di corruzione, ma l'atto corruttivo dov'è? Nelle carte non lo si trova. La procura parla di centinaia di milioni di euro pagati negli anni da Regione Lombardia a Fondazione Maugeri e San Raffaele, ma queste somme corrispondono al centesimo al pagamento di prestazioni sanitarie di qualità erogate da quelle due strutture a cittadini che ne avevano bisogno e pagate da Regione Lombardia secondo le norme del Servizio sanitario nazionale». E sulle quindici delibere citate dalla procura come pistola fumante, Formigoni ribatte che «le delibere sono approvate da una giunta di diciassette persone, sulla base di leggi votate da un consiglio regionale di ottanta membri, ma quelle delibere non provano alcuna corruzione, anzi testimoniamo la perfetta correttezza di tutto l'operato di Regione Lombardia». E, dunque, per Formigoni «la pistola fumante è sul tavolo, ma parla a mio favore e contro le inconsistenti motivazioni». Poi l'accusa più dura ai magistrati. «Dopo diciotto mesi di indagine, si continua a spargere fango con l'evidente volontà di distorcere la campagna elettorale».
È duro Formigoni anche con chi ne approfitta per sparagli addosso. E rispondendo al candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli dice di «ringraziare i magistrati per i graziosi regali che gli stanno facendo e non vada oltre, non parli di tangenti che non ci sono e che i magistrati si limitano ad ipotizzare. Lui le dà per sicure. Anche di questa diffamazione risponderà a suo tempo in sede penale». Poi il presidente della Puglia Nichi Vendola che «ancora pontifica su di me, ma non parla dell'indagine in cui è coinvolto con le accuse di abuso di ufficio, falso e peculato e di una regalia di 3 milioni a un ospedale privato. Perché? E perché la magistratura è così puntuale con me e con Fitto e non ci parla mai delle inchieste di Vendola?».
Ma quello giudiziario non è per Formigoni l'unico fronte aperto. C'è anche quello dell'Expo da cui il sindaco e commissario straordinario Giuliano Pisapia vorrebbe cacciarlo perché «sarebbe poco credibile nel momento in cui l'Italia ha recuperato credibilità a livello internazionale, avere come rappresentante di Expo una persona indagata per reati gravi». Non la pensa così Roberto Maroni, pronto a lasciare a Formigoni l'incarico di commissario generale. «Ci sta lavorando da molto e fermarsi ora significherebbe perdere tempo. Cambiare significa che qualcuno dovrebbe ricominciare daccapo».
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