Venti di crisi in Regione. All'alba l'arresto dell'assessore regionale Domenico Zambetti, accusato di aver comprato voti dalla 'ndrangheta. Poi l'arrivo in Regione della Guardia di finanza per controlli sulle spese dei partiti e l'iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata e peculato dell'ex presidente del Consiglio Davide Boni, e degli ex assessori Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi. La Lega chiede a Formigoni di azzerare la giunta e lo avverte che ha in mano le dimissioni di tutti i consiglieri e assessori della Lega. «Lasciamo a Formigoni la scelta se fare un passo indietro o uno di lato» ha detto Matteo Salvini, parlando di un probabile voto ad aprile. Oggi è la giornata della verità ma la situazione è sempre più tesa. Formigoni rimanda tutto ai vertici del partiti («Ubi maior») e all'incontro di oggi con i segretari Angelino Alfano e Roberto Maroni.
E avverte: «Se cado io cadono anche Piemonte e Veneto». Poi in serata il contropiede del governatore, reso noto dal suo staff: preso atto delle dimissioni annunciate dalla Lega, Formigoni ha provveduto a ritirare le deleghe degli assessori leghisti.Formigoni: «Se cado io, cade il Nord»
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