Ci saranno i big di Forza Italia, ma ci saranno anche gli imprenditori, gli artigiani. E ancora gli amministratori locali, i sindaci dei piccoli comuni. Tutti uniti per raccontare (e ascoltare) le ragioni del no al referendum di Renzi. L'incontro è fissato per sabato prossimo al teatro Nuovo di piazza San Babila. A moderare il dibattito sarà il giornalista Nicola Porro e sul palco interverranno i politici e i militanti. Obbiettivo: spiegare cosa si rischia se dovesse passare la riforma voluta dal premier.
«Vogliamo smontare punto per punto le tesi di Renzi - spiega la coordinatrice lombarda di Forza Italia Mariastella Gelmini - Non è vero che il no getta gli imprenditori nel caos. Il nostro non è un pregiudizio ma un giudizio meditato. Non si faccia credere al Paese che il sì è nobile e il no è la catastrofe. Noi vogliamo fare capire che il nostro no è diverso da quello di Zagrebelski che crede che la Costituzione non si debba cambiare. Noi vogliamo cambiarla, ma non crediamo che basti cambiare per migliorare».
Per smontare la propaganda renziana, Forza Italia ha anche in programma una serie di incontri, una cinquantina da qui a dicembre. «Ci rivolgeremo ai moderati, alle categorie di chi lavora - aggiunge Gelmini - e a tutti quelli che, per decidere vogliono capire». In dubbio la presenza del leader Silvio Berlusconi. Ma è confermata la presenza del capogruppo al Senato Paolo Romani, del governatore ligure Giovanni Toti, dell'ex candidato sindaco Stefano Parisi.
«Il nostro - commenta la parlamentare Laura Ravetto - non è un no distruttivo ma costruttivo. Questa è una finta riforma, dove i costi non sono quelli sbandierati da Renzi. E poi siamo contro i toni ammiccanti e ruffiani del quesito. Il premier sapeva che, se avessimo votato a ottobre, avrebbe vinto il no. Ma, spostando la data del referendum, non sta facendo altro che bloccare l'attività del parlamento».
Quello che fa infuriare il capogruppo regionale degli Azzurri, Claudio Pedrazzini, è invece il trattamento «a due velocità» delle regioni. «Nel testo del referendum vengono mantenuti i privilegi delle Regioni a statuto speciale. La Lombardia lancia l'allarme perché le regioni che oggi sforano, ad esempio, nel bilancio della sanità, continueranno a vedersi risanare i buchi di bilancio. Quelle virtuose come la Lombardia continueranno a essere penalizzate».
Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino sostiene che «Milano sarà determinante per il si o per il no». La dimostrazione? «L'impegno che il presidente del Consiglio ci sta mettendo: ogni settimana è qui a Milano e utilizza l'ultima grande città governata dal suo partito perché sa che qui si gioca la partita del referendum. Eppure il primo poco convinto sembra il sindaco Giuseppe Sala che nicchia sul ruolo che gli è stato proposto per guidare il comitato dei 900 sindaci per il referendum».
«Anche noi siamo in una fase di stallo e non stiamo affrontando i nodi che riguardano la vita di tutti i giorni dei cittadini - commenta il senatore Andrea Mandelli - Più si entra nel merito, più Renzi scivola.
Non si chiude con il concetto di bicameralismo, basti pensare alle competenze europee. Sui risparmi non esistono i dati che loro propagandano: sono solo 50 milioni di euro. Non è vero che si semplifica, i costituzionalisti dicono che avremo da 8 a 12 modi diversi per fare una legge».
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