Coronavirus

"La via di fuga? Sfruttare bene il tempo"

La psicologa spiega perché in questi giorni stare chiusi in casa è così difficile

"La via di fuga? Sfruttare bene il tempo"

Alessandra Gorini, professore associato di Psicologia generale all'Università Statale, la sua ricerca si concentra sui processi decisionali. Come si stanno comportando i cittadini?

«Malissimo. Ho visto comportamenti di un'irrazionalità folle».

Ogni volta che viene emanato un nuovo decreto o ordinanza la gente sembra spaventarsi...

«In parte sì, ma l'effetto dura poco. Siamo bombardati da un numero tale di notizie a flusso continuo che ci si abitua in fretta. A un certo punto che si parli di 50 o di 500 morti cambia poco, è come se scattasse un'assuefazione mentale. La comunicazione notturna del presidente del consiglio rompe la monotonia e attira l'attenzione».

All'inizio la comunicazione è stata fuorviante, sono arrivate informazioni contraddittorie...

«Certamente, anche se ora che la comunicazione va tutta nella stessa direzione, non sembra essere più efficace nel modificare il comportamento delle persone. Per la prima volta, però, ci troviamo in una condizione per cui chi prende le decisioni è nella stessa situazione degli altri, nessuno è più preparato».

Ora però il messaggio è chiaro, eppure c'è chi continua a uscire...

«Perché entra in gioco il bias dell'ottimismo, ovvero l'inclinazione a pensare che noi non saremo mai colpiti dal virus. È lo stesso meccanismo che porta a perseguire comportamenti a rischio rispetto a certe malattie, come il fumare o il bere. Per esempio i pazienti oncologici, i più a rischio, hanno un atteggiamento diverso: seguono le imposizioni con serenità. In loro il bias dell'ottimismo si è già rotto».

Anziani, giovani, runner ognuno pensa di avere un motivo valido per continuare a uscire...

«Ci sono due piani all'origine dell'azione: cognitivo che ci porta a credere che non succederà a noi e psicologico che ci porta a essere terrificati all'idea di stare da soli. Così non siamo abituati a non conoscere la fine temporale di un periodo. I malati oncologici si spaventano meno perché hanno già vissuto l'esperienza di non conoscere la fine del loro percorso di cura. Il tumore si affronta giorno dopo giorni, così la quarantena va affrontata giorno dopo giorno senza essere aiutati dagli impegni esterni e di lavoro».

Se siamo arrivati a questo punto è per via dei nostri comportamenti...

«Sì, ma l'evidenza, il razionale, non contano, l' uomo agisce sulla base delle emozioni positive e negative. Colpisce come in questa situazione non riusciamo a cambiare il nostro modo di pensare».

Cioè?

«Odiamo le costrizioni, ma facciamo di tutto per arrivare a nuove limitazioni».

La via di fuga?

«Accettare il fatto che gli eventi accadono senza che possiamo deciderlo e benché la nostra vita sia stata sconvolta da un giorno all'altro, possiamo solo cambiare atteggiamento e trasformare la quarantena in un'opportunità, pianificando, facendo delle cose, preparandoci a cambiamenti professionali, imparando cose nuove.

La vera scelta è questa: scegliere altro».

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