Il funerale del terrorista di Berlino diventa un caso. Un caso che inaspettatamente piomba su Sesto San Giovanni, cittadina che esattamente un mese fa ha visto morire su una sua strada, davanti alla stazione, il killer jihadista che alcuni giorni prima aveva organizzato il terribile attentato ai mercatini della capitale tedesca.
Per legge, sembra che tocchi al Comune provvedere alle spese: la bara, la tumulazione e il deposito del corpo presso l'obitorio (al costo di 11 euro al giorno). La Regione Lombardia ritiene che dovrebbe essere la Tunisia, Paese d'origine del giovane, a provvedere alle spese. E l'assessore Viviana Beccalossi, che ha sollevato il caso, ieri è nuovamente intervenuta chiamando in causa il governo nazionale. Con una lettera indirizzata a due ministri, l'assessore ha sollecitato un intervento del Viminale e della Farnesina. Il sindaco di Sesto San Giovanni, da parte sua, non è per niente convinta di dover tirar fuori i soldi dal bilancio del Comune. Monica Chittò parla di un «caso straordinario» che «non rientra nelle competenze del Comune». Il corpo di Anis Amri, intanto, si trova da un mese all'obitorio di Milano, che sabato ha confermato di non aver ricevuto alcuna notizia al riguardo dalle autorità. La famiglia del giovane tunisino, una famiglia semplice e ovviamente colpita da un dramma di tale portata, ha tenuto un atteggiamento difficile da decifrare. Nell'immediatezza dei fatti di Berlino, i familiari hanno fatto sapere di aver «rinnegato» il 24enne. In un'intervista rilasciata a Rainews 24 il 28 dicembre, la madre di Amri ha spiegato di aver «rinnegato» il figlio, ma si è detta convinta che fosse indottrinato e ha confermato la richiesta di riportarlo in Tunisia. Questa intenzione non ha avuto alcun seguito concreto e in effetti il 4 gennaio alcuni giornali hanno riportato la notizia che la salma di Amri non è stata reclamata e le autorità tunisine probabilmente non intendono portarsi in casa un problema.
È certo che, almeno in Italia, non ci saranno cerimonie pubbliche ed è altrettanto sicuro che in casi del genere non si rende mai riconoscibile la tomba, anche per evitare che possa diventare meta di pellegrinaggi o attenzioni ostili. Le spese, inoltre, dovrebbero essere modeste, ma la questione simbolica resta. Per questo l'assessore Beccalossi ha scritto ai ministri degli Esteri e degli Interni, Angelino Alfano e Marco Minniti: «Vi chiedo di fare tutto ciò che è nelle vostre competenze - scrive - per evitare che le spese relative al deposito presso l'obitorio, della bara e della sepoltura, non siano a carico né del comune né di nessuna altra Istituzione italiana. Ciò suonerebbe come una beffa atroce sia per le vittime della strage di Berlino, sia per i due agenti di Polizia che hanno avuto un conflitto a fuoco con il terrorista. Ma anche per tutta la popolazione del nostro Paese».
«In questo modo - aggiunge - vogliamo essere al fianco del comune, ovviamente non per motivi economici, ma per evitare che la città e i suoi cittadini debbano anche subire il danno di dover farsi carico di tutte le incombenze del caso». Per l'assessore è necessario «applicare il buon senso». «Se qualcuno deve prendersi in carico la salma del terrorista non può che essere il suo Paese d'origine, cioè la Tunisia».
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