Michelangelo Bonessa
Un'indagine imbarazzante per la dirigenza di Metropolitana milanese. Il capo della sicurezza è accusato di aver sottratto oggetti dalle case popolari che sgomberavano. Parole pesanti come sassi, che sono riportate in una lettera scritta da uno dei tanti comitati delle case popolari. Si parla di una cucina che sarebbe finita in un appartamento del responsabile della sicurezza dell'azienda, come di un televisore nell'ufficio dello stesso dirigente. Accuse da cui è scaturita un'indagine i cui risultati sono stati consegnati alla magistratura nei giorni scorsi.
La replica di Metropolitana milanese in un primo momento è lapidaria: «MM non commenta lettere anonime». Poi aggiunge: «MM comunica che, in merito alla lettera anonima riguardante un proprio dipendente, è stata informata dall'interessato di aver già intrapreso azione di querela. Contestualmente MM ha avviato, al proprio interno, un'azione di verifica». Sembrerebbe solo una polemica tra chi controlla, gli ispettori, e i controllati, gli abitanti delle abitazioni gestite da Metropolitana Milanese, se non fosse che è stata aperta un'indagine i cui risultati sono poi stati consegnati alla magistratura.
Dal Comune interviene Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza: «Appena ricevuta la lettera, avendo letto delle informazioni circostanziate, puntuali che potevano dare adito a dei reati ho ritenuto di consegnare la pratica al comandante della polizia locale, il quale, in quanto comandante di polizia giudiziaria, ha aperto le indagini e tutto il fascicolo è stato consegnato alla magistratura - ha dichiarato - aggiungo che sono basita dal comportamento di chi ha ricevuto la lettera e l'ha resa pubblica invece di informare la forza pubblica: a renderla pubblica ci sono due rischi, nel caso si abbiano di fronte dei colpevoli si rischia di agevolarli, se invece si tratti degli innocenti si rischia di gettare fango contro persone per bene».
Nel complesso resta un'indagine estremamente imbarazzante per la partecipata del Comune: proprio sulla sicurezza delle case popolari e sul team che la gestisce ha rivendicato gli ottimi risultati a partire dal «95 per cento di occupazioni abusive sventate in flagrante». E il capo della security ha una lista di riconoscimenti lunghissima, oltre che amicizie politiche consolidate. Un uomo spesso definito «professionista coi fiocchi», nonché poliziotto pluridecorato e con una laurea in giurisprudenza sulla criminalità organizzata.
L'indagine apre la porta alle critiche politiche della minoranza: «La gestione del patrimonio immobiliare da parte di MM in questi anni è stata assolutamente insufficiente rispetto alle promesse iniziali - attacca Fabrizio De Pasquale, consigliere comunale di Forza Italia - la parte relativa agli sgomberi è stata anche poco trasparente perché noi non abbiamo mai potuto avere i dati in tempo reale come per Aler, infine anche sul personale MM abbiamo assistito a molte nomine politiche o a criteri molto discutibili, ad esempio è stato assunto il figlio di un dirigente che si è dimesso di recente».
Più prudenti le parole di Silvia Sardone, altra consigliera azzurra a Palazzo Marino: «Vanno fatti i dovuti accertamenti, ma nel caso vengano trovate eventuali responsabilità sono necessarie dure sanzioni, soprattutto in considerazione del fatto che stiamo parlando di dipendenti della pubblica amministrazione.
Questi episodi potrebbero suscitare perplessità sul sistema degli sgomberi, chiediamo all'assessore di verificare eventuali comportamenti scorretti e se ci siano stati più episodi dello stesso tipo. Non vorremmo che dietro al singolo fatto si fosse creata una specie di automatismo negli abusi. Chiediamo chiarezza su quanto accaduto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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