Diego Alloni, proprietario de Il salotto, ristorante storico in Galleria - nato nel 1979 da una cooperativa di ex dipendenti della Motta - rischia di dover chiudere per lasciare il posto alla Molino 6-678 Sas, che ha raggiunto il massimo dei punti per l'assegnazione dello spazio.
«La vicenda è iniziata parecchi anni fa ed è piuttosto intricata. Per quanto mi riguarda mi aspettavo esattamente quello che è successo ieri con l'apertura delle buste per l'offerta tecnica ed economica».
In che senso?
«Per come è stata fatta la gara, si prestava a questo finale».
Ci spiega meglio?
«Noi siamo arrivati impreparati alla gara perché abbiamo gestito l'azienda in un'ottica di continuità, cioè ragionando sul lungo periodo. Nel novembre 2015 il Comune ci ha concesso, come ad altri, un rinnovo vincolato. Il bando per l'affidamento dello spazi occupati da noi e dalla Locanda del gatto rosso è stata fatta per sfruttare la nostra impreparazione».
Cioè?
«L'offerta tecnica è assolutamente finta: o meglio, si trattava di dichiarare che si sarebbero garantite aperture tutti i giorni dell'anno, festivi compresi, ma bastava barrare una casella. Stessa cosa per la dichiarazione che impegnava a mantenere il 50 per cento del personale, in caso di nuove assunzioni, per il primo anno. Bastava mettere una crocetta».
Quindi?
«Era chiaro fin da subito che si trattava di una gara giocata tutta sull'offerta economica».
I suoi concorrenti saranno in grado di garantire queste aperture?
«Non posso dirlo, ma mi chiedo: se poi queste attività non mantengono gli impegni presi - per esempio non rispettano le aperture concordate - che succede? Decade la concessione? Abbiamo visto che per gli affitti non versati così non è stato. Quindi se non si rispettano gli impegni non accade nulla...».
Lo stesso discorso vale per le garanzie sul personale...
«Si parla di nuove assunzioni quindi chi arriva si può portare dietro il suo personale o prenderlo per un anno da una cooperativa. E dopo un anno liberi tutti...».
Il bando è tutto giocato sull'offerta economica, secondo lei...
«Sì, non solo. L'offerta economica che ho potuto fare risente degli investimenti fatti in passato ma non ancora spesati, cioè pagati. Abbiamo fatto lavori di ristrutturazione per trasformare l'ex negozio di ottica in ristorante, di cui il bando non tiene conto in alcun modo. Le cifre offerte dagli altri non sono in linea con il mercato, qualsiasi ristoratore lo può dire. E di nuovo: se poi non pagano? Che succede? Nulla».
Voi offrite anche la garanzia della certezza del pagamento...
«Possiamo dire che abbiamo sempre pagato il canone con regolarità, a differenza di altri, e pensiamo di poterlo sostenere anche in futuro».
Avevate progettato di allargarvi?
«Abbiamo vinto il bando per l'assegnazione di uno spazio al primo piano: avevamo in mente di rinnovare e ampliare il locale ma è tutto fermo...».
Cosa avete intenzione di
fare?«Se la vicenda si dovesse chiudere nel peggiore dei modi per noi - qui nasciamo e qui moriamo, non abbiamo altri spazi- difenderemo i nostri interessi in sede civile chiedendo un cospicuo risarcimento danni».
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