Per le gelaterie e i bar obbligo di bodyguard e anche sala fumatori

Tra un paio di settimane circa il nuovo regolamento per i pubblici esercizi andrà in giunta, per poi affrontare l'esame del Consiglio. Ma forse l'assessore al Commercio Franco d'Alfonso non ha fatto i conti con gli artigiani e i pubblici esercenti. Bar e gelaterie, venditori di kebab e pasta fresca, ristoranti e pizzerie, locali e pub, tutti saranno soggetti alle nuove regole sul Commercio. Il che significa che per ottenere «le nuove licenze o per il trasferimento di sede con la modifica per l'ampliamento della superficie di almeno il 50% del locale» sarà necessario raggiungere un punteggio. Tradotto: bar o gelaterie per aprire o ingrandirsi dovranno avere, per esempio, un locale insonorizzato e servizi igienici aperti al pubblico e un «servizio di cortesia» che controlli il flusso dei clienti. Tradotto: impossibile anche solo per i costi. «Non è corretto che agli artigiani venga imposta la stessa regolamentazione dei pubblici esercizi - spiega Marco Accornero, segretario generale dell'Unione degli artigiani - visto che la normativa nazionale non lo prevede. Questa è una forzatura. Servono approfondimenti». La stessa cosa varrà per ristoranti e pizzerie, ma così non sarà per gli alimentari aperti 24 ore su 24 che paradossalmente potranno vendere alcolici senza limitazioni.
L'impianto del nuovo regolamento è noto: la città è divisa in zone (gialla e rossa) a seconda della concentrazione dei locali, il criterio del punteggio per ogni elemento di mitigazione di disturbo quindi sarà più stringente nelle zone rosse. Per potere ottenere le licenze nelle zone «hot» della movida - Garibaldi, Navigli, Ticinese, Colonne, Arco della Pace e Sempione - sarà quindi necessario raggiungere uno standard «minimo di qualità per garantire la sostenibilità sociale, ambientale e di viabilità delle attività di somministrazione». Un esempio? «Parcheggi, insonorizzazione del locale, climatizzazione, sistemi per il risparmio idrico ed energetico, ambienti per fumatori, servizio di cortesia, sensori per il rilievo del disturbo». Peccato che sulla carta vadano applicati anche a pizzerie e ristoranti che poco hanno a che fare con la movida e che comunque chiudono alle 24.
«Non è pensabile chiedere ai ristoratori di rispondere a questi requisiti, come il servizio di body guard o la sala insonorizzata, non si può dire che creano gli stessi disagi dei locali. Per non parlare delle gelaterie o dei venditori di kebab... - commenta Alfredo Zini, vicepresidente di Epam, l'associazione dei Pubblici esercizi - il Comune non può imporre orari di chiusura quando vige la liberalizzazione degli orari. Credo che la segreteria generale possa dichiarare da sé inammissibile il regolamento».

Non solo, si pone il problema della concorrenza sleale dei negozi di alimentari che vendono alcolici e che non sono sottoposti ad alcuna regolamentazione: «Questa è discriminazione tra imprenditori, come la mettiamo?», si chiede ancora Zini, che minaccia di salire sulle barricate. Stiamo valutando con i nostri legali come muoverci, vogliamo un incontro con la maggioranza e con il sindaco».

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