Luca Fazzo
Non era incensurato Alessandro Ghezzi, l'automobilista che la sera di sabato scorso ha ucciso in via Michelino da Besozzo un pensionato di 88 anni. Dall'esame del suo fascicolo penale, il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha scoperto un precedente penale, ed è un precedente significativo: guida in stato di ebbrezza. È probabilmente questa l'accusa che aveva portato nel 2016 alla sospensione della patente di guida a Ghezzi. L'uomo se n'è infischiato, è andato avanti a guidare e a bere. E sabato sera c'è scappato il morto.
Ghezzi - 44 anni, abitante con la madre a poca distanza dal luogo dell'incidente - era dunque recidivo. E questo rischia di pesare non poco sulle decisioni che il giudice preliminare Livio Cristofano dovrà prendere nei confronti dell'automobilsta, attualmente detenuto a San Vittore con l'accusa di omicidio stradale. Oggi Ghezzi comparirà davanti al giudice, chiamato a convalidare il suo fermo, e soprattutto a pronunciarsi sulla richiesta di custodia in carcere avanzata contro di lui dalla Procura. Secondo il pm, la vecchia denuncia dimostra che la tragedia di sabato sera non è stata un fatto casuale, un incidente che può capitare a chiunque. Ghezzi è incapace di autocontrollo e socialmente pericoloso, se restasse a piede libero nulla garantirebbe che non torni a guidare nelle stesse condizioni in cui si trovava sabato sera, con un tasso alcolico triplo del consentito: per questo la Procura chiederà che aspetti in carcere il processo.
In attesa delle decisioni del giudice, il pm De Tommasi sta accumulando elementi utili all'indagine, a partire dai rapporti della polizia locale che analizzano le tracce dell'incidente. Il sospetto è che Sandro Orlandi, il pensionato ucciso, sia stato centrato in pieno sulle strisce pedonali: ma anche in caso contrario non cambierebbe nulla, la Bmw di Ghezzi aveva piena visibilità, e solo la velocità eccessiva e i riflessi appannati dall'alcol hanno impedito al guidatore di frenare per tempo. E a pesare su Ghezzi c'è anche la fuga cui si è dato dopo avere investito il pensionato e avere sbattuto contro due auto in sosta.
Quando i «ghisa» sono arrivati a casa sua per interrogarlo, Ghezzi si è ostinatamente barricato all'interno, sorretto ed aiutato dalla anziana madre. Ed è proprio sul ruolo della donna che le indagini dovranno soffermarsi. La mamma ha cercato di aiutare il figlio in tutti i modi, ma di questo non può essere accusata perché il codice esclude che figli, genitori e parenti stretti dell'accusato siano imputabili di favoreggiamento o falsa testimonianza. Però la signora Ghezzi un ruolo, sebbene indiretto, potrebbe averlo avuto anche nell'incidente.
La Bmw guidata dal geometra era infatti intestata a lei ed era a lei quindi che toccava dotare il mezzo di copertura assicurativa; e bisogna anche capire se la donna fosse al corrente che il figlio utilizzava la sua vettura, benché fosse privo di patente e avesse il vizio del bere. Così la signora potrebbe venire chiamata a rispondere - in sede civile, se non penalmente - delle accuse che la Procura e le parti civili si apprestano a muovere a suo figlio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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