«Mi dispiace signora, non può andare a Piacenza a vedere sua madre». L'agente della Polfer, munita di mascherina, è inflessibile. Stazione Centrale, frontiera di Milano Nord. Primo giorno effettivo di controlli su chi si sposta in treno e deve dichiarare di farlo per «comprovate» necessità di lavoro o di salute.
Nel grande atrio d'ingresso della stazione e sulle scale non c'è quasi nessuno. Tutti i passeggeri sono in coda davanti all'unico varco aperto per le partenze, il gate «C». Presidiato dalla polizia ferroviaria a dai militari di Strade sicure. I treni sono quasi tutti regolari. I problemi sono davanti alla barriera. Qualche protesta e discussione, molti sono preparati e hanno i documenti in mano, altri proprio non ce la fanno a partire. E tornano al piano di sotto per farsi rimborsare il biglietto appena acquistato. Inutile dire che non ci sono speranze per quelli che arrivano di corsa a prendere un convoglio che parte dopo cinque minuti.
I controlli sono praticamente a tappeto. Gli operatori, aiutati dalla security dello scalo, formano due file parallele. Ripetendo di rispettare la distanza di un metro. C'è chi cade dalle nuvole. «Hanno emesso un decreto - spiega paziente il militare - che limita gli spostamenti a quelli...». Le richieste di informazioni sono tantissime. Nel varco a fianco gli stessi controlli vengono fatti su chi arriva. Le domande: dove abita? Dove è diretto (o da dove viene)? Perché? Prima si risponde a voce, poi si mostra la documentazione. Chi non ce l'ha compila sui banchetti il modulo di autodichiarazione, che si trova anche sul sito del Viminale. Il tragitto casa-lavoro è il più ricorrente. La gente elenca: «Sto tornando a casa», «Vado lì perché ci lavoro», «Devo sottopormi a un trattamento medico». Vengono respinti coloro che vogliono raggiungere la famiglia, andare a un appuntamento, fare una gita. E quelli che dicono di avere un impegno di lavoro, ma non sono in grado di dimostrarlo in modo soddisfacente e balbettano alla richiesta di dettagli. «Deve fare la fila», intima la guardia giurata a un ragazzo che si intrufola. «Ma sto perdendo il treno...». «Se non ha un buon motivo, non si metta neppure in coda...». A un certo punto viene creata una fila ad hoc per chi resta all'interno della Lombardia, qui si scorre più velocemente. «Non mi fanno partire - dice delusa una giovane donna -, avrei voluto portare un regalo di compleanno a mio padre. Lo farò più avanti».
Controlli per tutta la giornata sono stati fatti delle forze dell'ordine, coordinate dalla Prefettura, anche sulle strade e negli aeroporti.
La polizia ha messo in atto posti di verifica ai principali accessi della città. Centinaia le persone controllate, migliaia se si considera l'attività della polizia locale. Le violazioni accertate solo in città sono state 33.
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