Alberto Giannoni
Un giro di vite sulla legge anti-moschee. Le norme regionali dedicate all'apertura dei centri islamici sono al centro di polemiche, non ancora spente, da parte di sinistra centri islamici, eppure il governatore, Roberto Maroni, fa sapere che potrebbero essere ulteriormente inasprite. Il presidente della Regione è intervenuto commentando le dichiarazioni di uno dei leder storici dell'islam milanese, Abdel Hamid Shaari. Il direttore dell'Istituto islamico di viale Jenner, a proposito dell'azione terroristica di Nizza, ha chiaramente condannato le stragi, che - a suo giudizio - «non hanno niente a che vedere con l'islam e i musulmani». «Sono - ha detto - solo terroristi che ammazzano la gente per nessun motivo, nemmeno gli animali nelle foreste africane uccidono in questo modo». Poi, il direttore - lo riporta il Giorno - ha tirato in ballo il tema moschee: «Questo attentato renderà la vita più difficile ai musulmani». «Ci sono persone e partiti - ha spiegato - che hanno preso l'islam e i suoi luoghi i culto come un obiettivo per raccogliere qualche voto in più e che usano questi attentati con quello che possiamo tranquillamente definire sciacallaggio».
Parole che a Maroni non sono piaciute. «Da non credere - ha commentato - Abdel Shaari, capofila dell'ala più radicale dei musulmani milanesi, di fatto prende le difese dei terroristi e attacca la regione Lombardia: per questo moderato siamo noi i terroristi, siamo noi gli sciacalli che si oppongono al delirio dell'estremismo islamico e fanno di tutto per sbarrargli la strada. Domanda: che ne dite se modifico in senso restrittivo la legge regionale anti-moschee e rendo la vita ancora più dura per chi vuole ammazzarci come bestie?». L'ipotesi sul tappeto, dunque, dopo gli ultimi tragici attacchi del terrorismo islamista, è una restrizione ulteriore delle norme introdotte dalla legge 2015. Al momento è impossibile prevedere in che direzione si muoverà il governatore, anche perché la legge è già molto restrittiva e d è passata quasi indenne dal giudizio della Corte costituzionale, attivato dal Consiglio dei ministri su richiesta dell'opposizione in Regione. La legge, insomma, è sicura e sta in piedi (basti pensare al fatto che la giunta di Beppe Sala ha dovuto richiamarla, pochi giorni fa, per spiegare la clamorosa retromarcia sul piano moschee). Le legge, comunque, è già molto severa, tant'è vero che la stessa Curia non ne è certamente entusiasta, visti i vincoli che introduce alla realizzazione di luoghi religiosi di tutti i culti. Certamente il cuore dei vincoli è di natura urbanistica più che di sicurezza - anzi, le uniche previsioni bocciate dalla Consulta riguardano proprio il coinvolgimento delle forze dell'ordine, che non è nella disponibilità della Regione. Quel che è certo è che la giunta, con l'assessore all'urbanistica Viviana Beccalossi in particolare, è pronta al giro di vite. Come lo è il gruppo consiliare della Lega, che ha nel consigliere Roberto Anelli il relatore del provvedimento e nel capogruppo, Massimiliano Romeo, uno dei suoi massimi sostenitori. Il Pirellone d'altra parte ha introdotto anche il divieto di velo integrale negli uffici regionali, altra misura-simbolo.
L'inasprimento ulteriore delle norme sui luoghi di culto è dunque una possibilità, almeno teorica al momento. Come lo è l'estensione della legge lombarda o di norme simili ad altre Regioni, o magari alla legislazione nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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