Giustizia e verità, un giallo fra toghe e poliziotti

Giustizia e verità, un giallo fra toghe e poliziotti

Borges annotò: «Gesù scrisse una sola cosa sulla terra e nessuno la lesse». La forza di quella prima scrittura giuridica generò uno dei più cocenti fatti evangelici: il plotone d'esecuzione, già pronto a lapidare l'adultera, gettò a terra le pietre. Quello quindi fu l'unico scritto in cui la parola giustizia, intesa in senso umano, assunse l'amoroso potere di verità, intesa in senso divino o comunque in un senso che fa l'uomo più uomo.

Giudizio e verità sono molto poco spesso sinonimi e questo fatto ha generato e sta generando in Italia il più «sanguinario» confronto della nostra storia degli ultimi vent'anni. In tale confronto apre un varco un libro di Francesco Caringella, edito dalla Newton Compton, che sarà presentato oggi a Milano alla libreria Mondadori di via Marghera alle 18.30, insieme a Gabriele Capolino, direttore di Milano e Finanza .

Già in testa alle classifiche, il primo giallo giudiziario italiano vuole gettare a terra alcune pietre, cercando di coniugare la parola giustizia con la parola verità. Primo perché l'autore è un magistrato dal curriculum che parla da solo. Giudice penale presso il tribunale di Stato di Milano, dove si è occupato dei processi anche a carico di Bettino Craxi, ora riveste la carica di consigliere di Stato.

Secondo perché il thriller, che vede implicato un poliziotto, Francesco Prencipe, accusato d'aver ucciso l'amico Giovanni Mastropaolo, sostituito procuratore trovato morto nella casa in Puglia, entra in modo inaspettato nei lividi corridoi dei tribunali. Viene subito scartata la pista che porta a un delitto compiuto dalla malavita organizzata e le indagini conducono a fare di Francesco Prencipe il colpevole. Colpevole: parola che la giustizia in genere pronuncia quasi subito ancor prima che innocente, e questo genera nel libro interrogativi che pongono al lettore una domanda: dove comincia la verità e dove finisce la menzogna?

Francesco Caringella torna a Milano; lasciata la toga del giudice, ora con la penna dello scrittore si trova a raccontare quel principio di verità che l'uomo dovrebbe avere quando giudica un suo simile: il dubbio. Francesco Prencipe è innocente o colpevole? È solo attraverso questo percorso che un qualsiasi giudizio non inquina le prove interiori della coscienza, che spesso dichiara subito «colpevole», e può portare il giudice alla meta: la saggezza di conoscere il salvifico vero, perché un uomo prima che condannato dovrebbe essere salvato.

Ha avuto dubbi Francesco Caringella - notiamo che si chiama Francesco come il presunto assassino del libro - su quanto ha fatto in quanto magistrato? Domanda cocente, a cui si può avere una risposta solo leggendo il libro. Chiudiamo con una considerazione. Per la legge l'adultera era colpevole? Sì. Quindi, perché Gesù la salvò? Questo è il dubbio con cui ogni ottimo giudice dovrebbe emettere il suo verdetto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica