Via Gola, il Comune sapeva da un anno

Ad aprile l'ultima lettera dei residenti a Palazzo Marino: «Pusher, anarchici, abusivi. Noi ostaggi dei criminali»

Via Gola, il Comune sapeva da un anno

Ha espresso «solidarietà e vicinanza» al barista dei Navigli, vittima di un attentato dinamitardo. Ma se solo avesse parlato prima con il suo assessore alla Sicurezza Mario Granelli, il sindaco Giuliano Pisapia avrebbe scoperto che le residenti del quartiere da anni tempestano Palazzo Marino di lettere per segnalare il degrado. L'ultima, ad aprile, descrive alla una situazione di paura e tensione in cui poi l'attentato si inserisce come logica conseguenza.

«Siamo un gruppo di mamme residenti in via Gola, nei condomi edificati per riqualificare il quartiere» una speranza trasformata in incubo in quanto ben presto si sono ritrovate ostaggio «della criminalità». Una criminalità che l'altra mattina ha fatto la voce grosse, mettendo un ordigno davanti alle vetrata del «Bridge bar». Segnale di una situazione ormai fuori controllo anche se, a saper leggere alcuni messaggi, non sarebbe arrivato tanto inaspettato. Bastava tener presente come su alloggi 700 Aler nel quadrilatero Borsi, Pichi Gola, ben 200 sono occupate da abusivi, delinquenti e clandestini. Oppure bastava leggere le lettere dei residenti dove si denunciava come «Qui per noi cittadini onesti lo Stato è assente, al contrario spacciatori, antagonisti, anarchici, abusivi, delinquenti di ogni sorta agiscono indisturbati» in un'alleanza in cui «si danno man forte e si proteggono a vicenda». In questo contesto i cittadini sanno che quando tornano a casa «se siamo a piedi dobbiamo evitare via Gola e Pichi, se in auto dobbiamo evitare ubriachi, spacciatori e cani da combattimento». Un accozzaglia che si è costituita in Antistato tanto che «I vigili del fuoco per intervenire devono chiedere il permesso ai boss altrimenti vengono aggrediti come a Capodanno 2014». Pesante l'accusa lanciata alle Forze dell'ordine che non interverrebbero più «Perché i pilomat impediscono di arrivare in forze, perché è inutile arrestare chi poi esce subito».

Cuore di questa casbah l'angolo tra via Gola e Alzaia Naviglio Pavese, luogo di incontro dei pusher che governano il quartiere. Ma anche dove ad agosto aveva aperto una caffetteria Giuseppe Gissi, vicepresidente Epam, l'associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio. E con quella accozzaglia sinistra e maleodorante davanti all'ingresso, i clienti si guardavano bene da entrare. Gissi ha cercato di allontanarli, e ha rimediato un'aggressione. Così quando venerdì una retata della polizia ha temporaneamente ripulito l'area, è stato individuato come mandante. Ed è scatta la rappresaglia sotto forma di ordigno che ha sbriciolato il marmo della base, la vetrata antisfondamento e svegliato mezzo Ticinese. Giusto per capirne la potenza. Un'ipotesi che lo Gissi non esclude: «Indubbiamente ho acceso una luce in un punto buoio del quartiere. Comunque non mi faccio intimidire, lì sono e lì resto».

Un gesto dunque arrivato tutt'altro che inaspettato vista la situazione.

Nota a tutti ma non alle Autorità che ora si profondono in dichiarazioni di sdegno e solidarietà. Poi presto tutto andrà nel dimenticatoio, lasciando Gissi e le mamme di via Gola soli contro lo strapotere della criminalità. Fino al prossimo gesto eclatante, cui seguiranno, sdegno e solidarietà.

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