Governatore sotto assedio. "Assalto al governo lumbard"

Ventisette fascicoli aperti sulla gestione dell'emergenza. Il legale Pensa sui camici: "Il bonifico è fatto privato"

Governatore sotto assedio. "Assalto al governo lumbard"

È intervenuto in aula per oltre un'ora il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana lunedì per dare la sua versione sulla fornitura di camici da parte della Dama spa, la società di cui la moglie a detiene il 10 per cento delle quote. Con le opposizioni agguerrite che annunciano una mozione di sfiducia che non presenteranno. É la consigliera renziana Patrizia Baffi a smascherare il tentativo di assalto alla diligenza da parte della sinistra: «No a processi sommari». «Da Avvocato ho studiato anni di diritto, mi rattrista vedere come da 72 ore sono emersi particolari di indagine che in pochi potevano conoscere e che temo siano finalizzati a destabilizzare un solido Governo regionale e non di certo per giungere ad una verità processuale» scrive amareggiato il governatore.

Parole che trovano facile riscontro in quello che può essere definito un accerchiamento giudiziario, che sta cercando di mettere all'angolo l'avvocato prestato alla politica. Con effetti che risultano evanescenti. Sono 27 le inchieste aperte da aprile a oggi sulla gestione dell'emergenza sanitaria da parte della regione Lombardia. A partire dal caso del Pat, il Pio Albergo Trivulzio, che vede indagati i vertici della Baggina e della fondazione don Gnocchi: l'accusa? «Epidemia e omicidio colposo». Nel mirino la mancate ispezioni nelle strutture e le decisioni di ricoverare i pazienti Covid in alcune Rsa. «Il legame tra i focolai interni al Pat è un'ipotesi incompatibile rispetto a quella di un innesco partito da pazienti trasferiti durante l'emergenza Covid» per Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell'Ats di Milano e presidente della commissione di verifica. Sono una ventina i fascicoli aperti a Milano e Lodi sulle morti nelle Rsa, e tutte puntano il dito contro la gestione dell'emergenza da parte della Regione.

L'altro fronte caldo, che s è aperto una settimana fa, è a Pavia dove la Procura ha aperto un fascicolo sull'accordo tra l'ospedale San Matteo e la multinazionale farmaceutica Diasorin, per la convalida dei test sierologici, in cambio di diritti per l'istituto pubblico. Poi c'è la vicenda dell'ospedale in Fiera, quello realizzato a tempo di record con donazioni private, che insieme all'ospedale di Bergamo «saranno manutenuti e pronti a essere attivati in caso di una seconda ondata di pandemia» come ha ricordato Fontana in aula, approvati per altro dal Governo.

I pm di Bergamo sono al lavoro per far luce sulla mancata istituzione della «zona rossa» in Valseriana, così come sulla gestione del Pronto soccorso di Alzano Lombardo, chiuso e riaperto in una manciata di ore dopo la scoperta dei primi due casi di coronavirus. Verso l'archiviazione l'inchiesta sulle mascherine pannolino dalla Fippi: pagate otto milioni di euro dalla Regione per 18 milioni di pezzi, realizzati nei giorni dell'emergenza e rimasti quasi completamente inutilizzati. Non sembra che ci siano profili penali, ma eventuale materiale per la Corte dei Conti. Infine la presunta compravendita a prezzo gonfiato, tra il 2017 e il 2018, di un immobile per la «Lombardia Film Commission»: indagati tre commercialisti vicini al Carroccio.

Intervistato ai microfoni di Radio Anch'io il legale di Fontana Jacopo Pensa ha ribadito la buona fede del governatore nel versare al cognato, titolare della Dama spa, la metà dell'importo cui aveva rinunciato per la fornitura di 75mila camici alla Lombardia. «È un fatto privato, personale tra lui e il cognato». Il governatore lombardo, «evidentemente, era talmente in buonafede che non ha pensato, al limite, che poteva fare un assegno circolare, facendo un esempio».

Il conto in Svizzera? «Perché doveva parlarne? - replica Pensa -. Ha fatto tutto quello che la legge consentiva di fare e queste somme sono assolutamente legittime e tracciate». Nella sostanza Fontana ha arrecato danno alla Regione.

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