Quella gran «Bigolada» nata come ribellione e diventata tradizione

La rivolta agli austriaci a soli pochi giorni dalle gloriose Cinque Giornate di Milano

Giannino della Frattina

La «Bigolada» di Castel d'Ario, quell'antica festa golosa nata come ribellione agli austriaci a pochi giorni dalle gloriose Cinque Giornate di Milano e diventata tradizione. Quest'anno il calendario ha voluto che il mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima, coincidesse con la più profana festa di san Valentino. E allora c'è un enorme cuore rosso ad annunciare per domani la tradizionale «Bigolada 14 febbraio». Una forchettata di bigoi fumanti invita nel paese in provincia di Mantova che nel 1892 ha dato i natali a Tazio Nuvolari, per il tradizionale trionfo in piazza di un cibo una volta considerato povero e oggi invece straordinariamente evocativo. Perché quella che si celebra domani è l'edizione numero 170 di una festa che affonda le radici nel passato e nell'orgoglio di terre ricche di storia che diventano piatto della tradizione da servire in piazza. Ovviamente abbondantemente annaffiato dalle bottiglie di Lambrusco.

Ed è per questo che quella di domani è un'occasione da non perdere per chi si trova per caso o di proposito a percorrere la ex Ss 10 per entrare a Castel d'Ario e si ritroverà ad assaggiare qualche forchettata di quei 350 chilometri di bigoli (12 quintali l'anno scorso) che saranno fatti a mano per ricordare quei giorni del 1848 , Regno Lombardo Veneto, quando in segno di ribellione agli austriaci nella piazza del paese vennero distribuiti gratuitamente polenta, aringhe, cospettoni e vino. Perché in quel 13 marzo il deputato politico Daniele Sartori, una sorta di sindaco dipendente dagli austriaci, inviò all'imperial regio commissario distrettuale di Mantova una «relazione sui fatti accaduti in quel mercoledì delle ceneri». E cioè che tal Basilio Cremonesi di Roncoferraro si presentò «chiedendo permesso di far distribuzione al popolo di polenta, aringhe, cospettone e vino piccolo» (acqua versata sulle vinacce dopo la pigiatura). Ma anche di fronte al rifiuto del deputato politico, non ci fu nulla da fare perché «si proseguì la gozzoviglia, terminandola fra le grida, schiamazzi e canti di alcuni per ultimi atrezatisi insieme, vagabondarono nel paese, indi disperdendosi nelle osterie». E così «Dalla protesta alla festa» sottotitola lo storico Sandro Correzola il suo ricchissimo volume «La Bigolada» Editoriale Somett per celebrare l'annuale distribuzione di bigoi con le sardèle, conditi con acciughe e tonno, cotti in grandi paioli nella piazza mentre vengono organizzate mostre, sfilate di maschere e giochi di piazza per mantenere vivo questo pezzo di storia. Per promuovere la manifestazione, quest'anno la Pro loco, in collaborazione con il Comune e la Società di mutuo soccorso, ha organizzato un evento per presentare la festa nel Teatro Casa del popolo, in piazza Garibaldi, oggi alle 18 con il titolo «Aspettando la bigolada», progetto finanziato dalla Regione Lombardia con il bando unico Cultura 2017 per le manifestazioni rituali e festive tradizionali. Interventi del sindaco Daniela Castro e del presidente della Pro loco Paolo Soave.

Due i momenti della serata: «La mappa dei ricordi» con la presentazione dei lavori degli alunni delle classi quinte elementari e «Quando il cibo si fa cultura» con l'intervento del professor Alberto Grandi, docente di storia economica all'Università di Parma e del professor Massimo Montanari, docente di Storia dell'alimentazione all'Università di Bologna e direttore del master Storia e cultura dell'alimentazione. Il tutto mentre si sta già allestendo la cucina da campo con fornelle a legna ed enormi paioli di rame in Piazza Garibaldi per sfamare migliaia di persone.

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