Guerra dei bagni chimici vince il maxi ribasso

Il Tar dà ragione all'azienda che offre il servizio a metà prezzo. Gestirà 150 vespasiani pubblici

Luca Fazzo

Scontro a suon di carte bollate per gestire la pipì dei milanesi. Per stabilire a chi spettasse il diritto di raccogliere e smaltire i bisognini fatti fuori casa sono dovuti intervenire alla fine i giudici del Tar, chiamati a dirimere lo scontro tra due colossi del settore. E alla fine il Tar ha dato ragione all'Amsa, confermando la scelta compiuta dall'azienda pubblica al termine della gara d'appalto.

Una volta si chiamavano vespasiani, erano pudicamente occultati da siepi di bosso, e alle pareti erano tappezzati di pubblicità di medici specializzati in malattie veneree. Poi (non si è mai capito perché) furono smantellati, e il disbrigo ambulante delle necessità fisiologiche è divenuto problematico. Fino all'entrata in scena dei bagni chimici, piazzati dal Comune all'interno dei parchi per evitare l'insozzamento del verde pubblico. Manufatti brutti da vedere, non sempre piacevoli da frequentare ma, come dire: sempre meglio che tenersela.

Il business che ruota intorno ai vespasiani chimici non è da poco: il bando di gara varato da Amsa nel 2016 prevedeva una spesa massima di seicentomila euro nell'arco di due anni per l'installazione e la manutenzione di centocinquanta bagni chimici collocati all'interno dei parchi, specificando che 65 dovevano essere in funzione tutto l'anno e 85 solo durante la bella stagione, dall'inizio di marzo alla fine di ottobre. Alla gara avevano partecipato alcuni tra i marchi storici del settore: da una parte la Toi Toi, dall'alta la cordata composta da Sesi e Sebach. Ed era stata quest'ultima a aggiudicarsi l'appalto, grazie all'offerta di un ribasso assai robusto, il 48,40 per cento dell'importo. Un affarone per l'Amsa, che si trovava a risparmiare quasi la metà dell'importo stanziato.

Ma la Toi Toi aveva impugnato l'aggiudicazione, sostenendo che un ribasso di tale entità era del tutto inverosimile, visto che con quell'importo il servizio sarebbe stato inevitabilmente gestito in perdita. E in questi casi la conseguenza è quasi sempre che il servizio viene gestito male.

Ma la quarta sezione del Tar, presieduta da Angelo Gabbricci, ha ritenuto che il ribasso offerto da Sesi e Sebach non sia affatto allarmante. I giudici sottolineano che a offrire garanzie è la dimensione stessa delle aziende vincitrici: «Sesi e Sebach, unitamente considerate, gestiscono nelle provincie di Milano e Monza Brianza, una media di circa 1.500 bagni chimici a noleggio. È evidente che una così consistente presenza sul territorio determina elle economie di scala e quindi una riduzione dei costi». Infondati anche i timori sul costo del personale, che secondo Toi Toi appariva troppo basso: le vincitrici hanno spiegato che utilizzeranno gli sgravi previdenziali previsti per le nuove assunzioni a tempo indeterminato.

Ricorso respinto, dunque.

Per i prossimi due anni, quando nelle loro passeggiate i milanesi verranno colti dall'impellenza, troveranno ad aspettarli i bagni della Sebach: come, in una celebre foto, toccò nel marzo scorso anche al Papa nella sua visita in città.

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