Guerre di abusivi e degrado Le periferie prendono fuoco

Incendio nello storico palazzo casbah di via Cavezzali: intossicati due bambini Ma tutti i quartieri difficili sono arrivati al punto di non ritorno. Causa inerzia

Auto bruciate nel quartiere Baggio
Auto bruciate nel quartiere Baggio

Le scale diventate una discarica e, come in Campania, qualcuno l'ha trasformata in un'altra «terra dei fuochi». Le fiamme sono divampate l'altra sera all'ora di cena nella «casbah» di via Cavezzali 11 e sono per un miracolo qualcuno non c'è rimasto. Due coraggiosi marocchini infatti sono andati a tirar fuori dalla trappola di fumo una famiglia del Bangladesh, poi finita in ospedale. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, dei tanti episodi che confermano l'estremo abbandono delle periferie da parte della giunta Pisapia. Come ha detto del resto non un acido critico dell'«avvocato gentile», definizione dei suo turibolanti, ma un'esponente del Pd, Sara Brusa, che per questo si è dimessa dal consiglio di zona 6.
Via Cavezzali, 8 piani più attico, nato con molte pretese come residence di lusso è uno dei tanti bubboni in città. La proprietà fallì, i circa 200 alloggi, mediamente di 20 metri quadrati, sono andati all'asta e riaffitati dai nuovi proprietari spesso in nero, quasi sempre a stranieri. Che però quasi subito smettono di pagare. Qui infatti non funziona nulla: luci condominiali, ascensori, pulizia degli spazi comuni, senza contare le varie bande etniche si contendono il territorio a colpi di coltello. Nel 2006 i proprietari misero un servizio di guardie armate, una delle quali però perse la testa e ammazzò un marocchino ubriaco.
Periodicamente il Comune manda Polizia locale e Amsa a ripulire, in ogni senso, il palazzone, portando via decine di clandestini e tonnellate di rifiuti e dopo tre mesi siamo punto a capo. E l'altra notte è scoppiato l'incendio, forse doloso, in un accumulo di elettrodomestici, letti, divani, mobili vari, passeggini, abiti. Due marocchini di 44 e 42 anni sono scesi dall'ottavo piano e si sono accorti che la famiglia bengalese del quinto era intrappolata dal fumo. Hanno tratto in salvo genitori, di 30 e 28 anni, e i due figli, di 5 e 3 anni, poi finiti al Fatebenefratelli. In ospedale anche un marocchino, mentre altri inquilini sono stati assistiti sul posto.
Ma via Cavezzali è solo uno dei tanti buchi neri. Ce ne sono di «mobili», cioè campi nomadi che crescono a dismisura nel più completo disinteresse, vedi via Montefeltro in zona Certosa o Dione Cassio. Fino a quando i residenti, esasperati da furti, aggressioni e intimidazioni cominciano a fare fiaccolate e finalmente con agilità bradipesca, il Comune interviene. Ma dura un attimo: l'accampamento abusivo di viale Forlanini è stato sgomberato giovedì, ma si è già riformato sotto il ponte della tangenziale. Oppure di «stabili» i campi di via Idro, dove abita la vivace comunità Braidich che spesso sveglia nel cuore della notte i vicini a colpi di pistola, o Selvanesco. Qui un po' gli zingari, un po' i «soliti ignoti», hanno trasformato una bella fetta del Parco Sud in discarica. Senza contare le «zone franche» come il quadrilatero Gola, Pichi, Borsieri ai Navigli, dove centinaia di alloggi popolari sono occupati dagli antagonisti. O i fortini della mala come via Quarti a Baggio o Pascarella e Lope de Vega. La giunta però pensa al centro, con Area C, car e bike sharing e amenità varie.

Finché a gridare «il re è nudo» non ci ha pensato la consigliera Brusa, 31 anni: «Basta, questa amministrazione non si occupa delle periferie e io sono stanca di essere presa in giro: mi dimetto». Forse quello che vorrebbero fare molti milanesi.

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