Cristina Bassi
È in aula, con un abito chiaro, nel giorno dell'arringa del suo difensore. Roberto Formigoni lascia la parola all'avvocato Luigi Stortoni, a eccezione di un breve commento a margine dell'udienza: «La cosa che mi ha offeso maggiormente - dice l'ex governatore lombardo - è stato quando i pm hanno parlato di sanità lombarda in rovina. Lo sanno tutti che per curarsi al meglio si viene in Lombardia. La migliore smentita alle accuse è il parere di 50 milioni di italiani».
Al processo per il caso Maugeri il senatore di Ncd risponde di associazione per delinquere e corruzione. «La Procura ha costruito una forte suggestione - attacca Stortoni - sui presunti 70 milioni di euro rubati ai malati. Ma se mai un furto si è verificato, i malati non c'entrano. A loro non è stato sottratto neppure un euro. Questo processo è stato tagliato dall'accusa sulla persona del mio assistito e non sui fatti. Se poi c'è stato un danno di immagine alla Regione non è dovuto a scorrettezze nella gestione della sanità lombarda, ma è derivato dal processo e dalla sua rappresentazione mediatica». Il difensore ha parlato di «vuoto probatorio» e ha a lungo contestato l'accusa di associazione per delinquere. «Formigoni - spiega - sarebbe stato a capo di un'associazione per delinquere di cui non conosceva il 90 per cento dei soggetti partecipi. E l'elemento di coagulo su cui dovrebbe costituirsi l'associazione è soltanto l'appartenenza a Cl».
Poi il capitolo delle presunte utilità con cui Pierangelo Daccò avrebbe ricompensato l'ex presidente della Regione in cambio di delibere favorevoli e finanziamenti agli enti privati Maugeri e San Raffaele. «Siamo di fronte all'unico caso di presunto corrotto che sbandiera la mazzetta, facendosi fotografare sulla barca del corruttore. Se andare in barca è corruzione...». Il legale ha definito Daccò, in un dei tanti paradossi esposti in aula, uno «stalker» a causa dei ripetuti incontri richiesti in Regione per portare le proprie richieste. I viaggi e le cene? «Solo una lunga serie di cortesie interessate e accattivanti da parte di Daccò con un misto di amicizia. Forse c'è stato anche esibizionismo da parte dell'ex manager che ci teneva ed era contento a vedere Formigoni che si tuffava dalla sua barca e le foto che uscivano sui giornali. L'aspetto ridicolo è che le barche messe a disposizione da Daccò sono diventate, per i pm, di proprietà dell'ex presidente.
È naturale infine che il lobbista pagasse le cene al politico. Si tratta di una cosa brutta? In ogni caso non bisogna superare il limite tra etica e buon gusto e diritto penale». L'altro difensore del senatore, l'avvocato Mario Brusa, parlerà il 31 maggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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