Cronaca locale

I bimbi travestiti all'asilo? Sinistra in crisi di identità

La proposta di introdurre il gioco del gender alle materne spacca il Pd a Milano. E il centrodestra attacca: "Così si fa il lavaggio del cervello ai piccoli"

I bimbi travestiti all'asilo? Sinistra in crisi di identità

Dopo il polverone che ha sollevato a Trieste, il «Gioco del Rispetto» o «gioco del gender», sta scaldando il dibattito politico. L'assessore all'Istruzione del Comune, Francesco Cappelli, cui è stato presentato il progetto, si è detto «interessato», nelle prossime settimane si terrà un incontro per valutare la possibilità di adottarlo nelle materne milanesi. In pratica si tratta di un gioco in scatola, con la proposta di 11 attività per bimbi dai 3 ai 6 anni, incentrati sullo scambio dei ruoli uomo/donna in diversi ambiti e situazioni quotidiane. Obiettivo: superare e scardinare gli stereotipi di genere. Divisi gli esponenti della sinistra: per Carmela Rozza (anima laica del Pd) assessore ai Lavori pubblici: «non sono questi i modi per affrontare il tema. Il problema vero non è il rispetto dei ruoli uomo/donna, ma il tema degli affetti. Le nuove generazioni si dimostrano sempre più debole incapaci di affrontare un eventuale abbandono, mentre sono abituate a scambiarsi in ruoli anche in casa. Il problema dei bambini semmai è vivere in famiglie violente». Secondo Rosaria Iardino (Pd) attivista dei diritti lgbt, «i bambini devono essere lasciati liberi, e questo non significa farli crescere senza regole o valori. Lo scambio dei ruoli non vuole dire mettere in discussione la propria identità, anzi, credo che non vadano messi dei lucchetti ai bambini». Tradotto: «credo che questo gioco sia un valore, non una deviazione».

Difende la libertà dei bambini, ma sul fronte opposto Andrea Fanzago Pd di area cattolica: «io sono per il gioco libero, non impostato dagli adulti, lo dico da psicomotricista. Inoltre nel gioco libero lo scambio di ruolo avviene spontaneamente». L'introduzione del gioco a Milano? «Ho qualche perplessità, comunque solo se si trova uno sponsor». Non nascondono un qualche imbarazzo gli esponenti di area cattolica del consiglio comunale. «Lo scambio de ruoli non mi preoccupa, la questione mi sembra l'uovo di Colombo - ironizza la renziana Anna Scavuzzo - mi sembra interessante la dimensione ludica che lavora sulla percezione del sé, sull'emotività. Vorrei però capire meglio che intenzioni ha l'amministrazione: se intende mutuare il gioco così com'è o prenderne solo alcuni aspetti». In sintesi: mi sembra eccessivo innamorarsi del gioco del rispetto, ma non mi spaventa solo perché parla di maschile e femminile».

Favorevole, senza troppo trasporto Mirko Mazzali, capogruppo di Sel in Comune: «Sono d'accordo con l'iniziativa, male non fa sperimentare e può servire a evitare gli stereotipi di genere. In fondo si tratta di un gioco, che può essere un dei fattori educativi, senza esagerare».

Parla di «scempio» l'assessore alle Culture della Regione Cristina Cappellini (Lega): «dietro il paravento dell'antidiscriminazione e della lotta agli stereotipi di genere si tratta di un “lavaggio di cervello” ai bimbi». Questo sarebbe «l'ennesimo progetto “gender” che mira a scardinare le differenze tra maschi e femmine, usando l'innocenza dei bambini».

Per il coordinatore cittadino Ncd Nicolò Mardegan «la sinistra e il Pd ormai hanno sostituito l'antifascismo e l'antiberlusconismo con l'ideologia gender. Purtroppo non si accontentano di intervenire sugli adulti, ma c'è una tendenza inquietante a insinuarsi nella parte più segreta e intima dell'infanzia. I bambini di 3 anni non hanno bisogno di scoprire la forma dei propri genitali ma i valori che hanno costruito la nostra società. Se fossi un genitore porterei Pisapia, Cappelli e compagni in tribunale». Così Pietro Tatarella, capogruppo di Forza Italia in consiglio, tra i più aperti in temi di diritti: «Se a mio figlio proponessero un'iniziativa del genere all'asilo, lo ritirerei subito: non si spiega il rispetto per chi ha una sessualità diversa. a scuola deve insegnare il rispetto in generale, poi sta alle famiglie, che hanno sensibilità diverse, entrare nel merito di tematiche complesse e delicate».

«Dopo le trascrizioni dei matrimoni omosessuali contratti all'estero, ora Pisapia pensa all'educazione “gender” nelle scuole, ma alla maggioranza dei milanesi non interessano questi temi - sottolinea Riccardo De Corato, vicepresidente del consiglio comunale (FdI)-. I cittadini sono soffocati dalle tasse, la sicurezza è sotto lo zero, alcuni vigili sono stati sequestrati dagli abusivi durante uno sgombero.

Pisapia pensi a risolvere piuttosto i problemi concreti di questa città».

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