I centri sociali a Pisapia: "Non mantieni le promesse fatte in campagna elettorale"

La luna di miele di Pisapia con una bella fetta del suo mondo “arancione” è già finita. E le tensioni sociali, di cui gli scontri di oggi sono stati solo un’avvisaglia, son destinati a crescere

I centri sociali a Pisapia: "Non mantieni le promesse fatte in campagna elettorale"

E alla fine, com’era inevitabile, anche le bugie di Giuliano Pisapia hanno mostrato le loro gambe corte. Troppo per far camminare e andare lontano le tante promesse fatte dall’avvocato ultrarosso per nulla a destra e molto a sinistra. Blandendo rottami vetero comunisti, no-global, frequentatori dei centri sociali, occupatori abusivi di case, comitati vari, antagonisti (si chiamano così) e perfino extracomunitari più o meno regolari. Perché è proprio da lì che Pisapia ha pescato i voti da aggiungere al tradizionale elettorato di centrosinistra per battere Letizia Moratti nella corsa a sindaco di Milano. Il problema è che oggi, a due anni da quella vittoria, i “clientes” sono lì a chiedergli conto di quelle promesse. Ed è facile vendere sogni, molto meno amministrare una città complessa e diventata fragile come Milano, come dimostrano i nodi che oggi stanno venendo al pettine. E allora si può blandire l’elettorato di sinistra cacciando i militari di pattuglia nei quartieri più a rischio (perché la città non va “militarizzata”, come i militari fossero una cosa brutta), ma poi è difficile spiegare come a un extracomunitario irregolare sia concesso di girare per due ore ammazzando a picconate tre persone. O ancora di più come nell’ultimo anno le rapine in casa siano aumentate del 52 per cento, quelle nei negozi del 30 e per strada siano passate da 2.433 a 2.560.

Altrettanto sgradevole spiegare ai milanesi come un pugno di ragazzi possa mettere a ferro e fuoco un quartiere e bersagliare le forze dell’ordine con pietre e bombe carta, come è successo questa mattina a Milano in via Olgiati al momento di sgomberare lo “spazio occupato” Zam. Anche perché sono stati proprio loro, con il candore della gioventù, a mettere a nudo il re Pisapia. “Ci vediamo alle 16 in Porta Genova per andare tutti alle 18 a Palazzo Marino - gridavano nel megafono annunciando la marcia sul Comune - Perché il sindaco Giuliano Pisapia ci deve spiegare che cosa è successo oggi con l’ennesimo sgombero dopo che in campagna elettorale aveva fatto ben altre promesse”. Ecco la verità. Le promesse fatte da Pisapia, ignorando la legge che impone di sgomberare una proprietà privata occupata illegalmente. Cosa pensava una volta diventato sindaco? Di poter far carta straccia dei codici? O gli bastava blandire, in cambio di un pugno di voti, ragazzi anche legittimamente in cerca di spazi per potersi ritrovare. E non è certo un caso che il grande artefice della sua vittoria sia stato il maestro Paolo Limonta, abilissimo comunicatore con grandi contatti proprio in quel mondo dell’antagonismo che allora soffiò nelle vele della rivoluzione arancione, ma che ora di fronte agli impegni non mantenuti mette giustamente Pisapia di fronte alle sue responsabilità. E paradossale è che un consigliere comunale di Sel, il vendoliano Luca Gibillini, abbia sentito i bisogno di giustificarsi con il suo elettorato dicendo che «è evidente che il Comune nulla ha potuto davanti alle azioni giudiziarie del privato proprietario. Ma non credo proprio sia finita qui».

Perché evidentemente la luna di miele di

Pisapia con una bella fetta del suo mondo “arancione” è già finita. E le tensioni sociali di cui gli scontri di ieri sono stati solo un’avvisaglia, son destinati a crescere. E questa per Milano non è davvero una buona notizia.

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