Sono trascorsi due mesi scarsi da quando, tra clamori e polemiche, prese il posto di Stefano Boeri sulla poltrona di assessore alla Cultura del Comune di Milano. Da allora, sotto gli echi della guerra a distanza tra l'architetto e il sindaco, Filippo Del Corno ha iniziato a lavorare in sordina come si addice a un compositore, facendo i conti con un'eredità scomoda, pochi fondi in cassa e l'Expo 2015 alle porte.
In questo ultimo fine settimana gli occhi erano puntati sui due grandi eventi di Expo Days che riguardavano la musica, che è materia sua: il concertone di piazza Duomo e il gran finale di Piano City...
«Sono molto soddisfatto. Il live di Radio Italia ha attirato fin dal pomeriggio oltre centomila persone e Piano City è andato molto meglio dell'anno scoprso, con un pubblico di 30mila persone nei 264 eventi in tutta la città, con un tutto esaurito per i concerti nei parchi, nei musei e nelle stazioni della metro».
La poltrona su cui siede, in questi anni, ha visto alternarsi assessori con tendenze da impresari: un critico d'arte, un attore di teatro, un archistar. Lei sta inaugurando il filone musicale?...
«Assolutamente no. La mia intenzione è quella di fare il... facilitatore, ovvero cercare di portare a termine i progetti già previsti con i minori rischi e i minori costi per il settore pubblico, valorizzando le energie che già esistono sul territorio. Penso che a Milano un assessore dovrebbe limitarsi a questo. Del resto, il successo degli Expo days dimostra quanto questa città sia reattiva alle proposte culturali di qualità».
Gli Expo Days fanno ancora parte della «vecchia gestione». Filippo Del Corno quali segnali darà?
«Intendo muovermi su diversi fronti. Anzitutto su quello degli spazi istituzionali e in cima alla mia agenda c'è il Museo delle Culture all'ex Ansaldo che sarà completato nel 2014 e avrà un format innovativo, intrecciando le collezioni storiche del Comune con il contemporaneo. Il tema antropologico sarà connesso con il Forum delle culture in rapporto alle comunità che abitano a Milano».
Per il momento all'Ansaldo avete messo le associazioni di Oca dopo i macelli di Macao. Andrete avanti?
«Quello di Oca era un esperimento necessario per dare spazio ai giovani; ora, alla scadenza dei contratti con le associazioni, valuteremo il da farsi. In questo momento mi interessano però altre strutture, come il Museo di Storia Naturale, l'Acquario Civico, il Planetario e Palazzo Dugnani che dal prossimo autunno diventeranno un polo espositivo dedicato alla scienza».
Quello delle esposizioni è un tasto dolente, visti i tempi che corrono e viste le recenti polemiche che hanno coinvolto il suo predecessore. Lei come intende muoversi?
«A fronte dei tagli alle risorse va ripensato il criterio stesso della gestione delle mostre. Il settore pubblico non può più far fronte ai costi e il privato non può più essere trattato come un bancomat. Faremo una sperimentazione su nuovi modelli che lascino la governance al Comune e al privato la gestione produttiva delle mostre. Per quanto riguarda i musei, invece, ritengo che anche le nostre collezioni dovrebbero girare il mondo».
Quali mostre ha in programma?
«Un'anteprima è la mostra sul grande Alfred Hitchcock che si terrà quest'estate a Palazzo Reale tra film, fotografie e documenti.
Per Expo che cos'ha in mente?
«Alla luce del successo degli Expo Days sto pianificando un grande palinsesto di eventi per il 2015 dedicati alla figura di Leonardo da Vinci».
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