I derivati mandano in fumo 332 milioni di Palazzo Marino

(...) «Numeri peggiori di quanto si fosse ipotizzato finora - attacca il consigliere del Pd Davide Corritore -. Sia rispetto a quanto si sta perdendo, perché si parlava di 250 milioni e ora le cifre superano i 300 milioni di euro, sia anche in termini di commissioni occulte che le banche hanno incamerato: 90 milioni, ovvero superiori a qualunque indicazione passata, anche a quella contenuta nel nostro esposto. Solo nella prima operazione vennero incassati più di 50 milioni di euro in commissioni occulte». E, infatti, i manager di quattro istituti bancari sono già stati indagati per il reato di truffa aggravata ai danni del Comune. Mentre nel mirino della Guardia di finanza finiranno presto anche i bandi di gara che Palazzo Marino aveva stilato (ed era l’amministrazione di Gabriele Albertini) per individuare gli istituti a cui affidare la rinegoziazione dei mutui.
Ora ci sono le cifre elencate con rigore dai tre saggi che parlano di una passività di 297,8 milioni, costi impliciti per 88 milioni e 800mila euro, di cui 33 milioni per le sei operazioni di ristrutturazione. Con il risultato di una performance effettiva del derivato di meno 322,8 milioni, ovvero di 50 milioni peggiore di quella che si sarebbe avuta se si fosse mantenuto il primo derivato sottoscritto nel giugno 2005, senza le successive ristrutturazioni. «Le rinegoziazioni - spiega Corritore - sono state fatte a scapito del Comune. E tutte hanno generato un peggioramento delle performance per il Comune e un sostanziale incremento delle commissioni delle banche». Corritore rileva poi come «i saggi abbiano sottolineato come niente sia passato in consiglio o in giunta e questo è un altro degli aspetti che dovrà essere esaminato insieme a una serie di violazioni di normative: quella sull’uso dei derivati, sul rifinanziamento delle operazioni di mutuo, sull’utilizzo di contratti cap e floor, sull’esistenza di derivati a fronte di debiti. Cinque o sei violazioni di normative». E ora? I saggi, aggiunge Corritore, «dicono che bisogna accantonare 300 milioni di euro, una cifra enorme: il Comune ha un fondo da 30 milioni e bisogna portarlo a 300, significa un impatto reale sulle uscite del Comune gli anni prossimi».
Tornando alle banche, di 55 milioni e 551mila euro il costo della prima operazione sottoscritta nel giugno 2005 con JP Morgan, Depfa, Deutsche e Ubs che, sommato a quello delle sei ristrutturazioni successive, porta a 88 milioni e 810mila euro. Al 30 giugno, il Comune si troverebbe secondo l’analisi dei tre saggi, con una passività di 297,8 milioni. Alla fine i valori totali determinerebbero una performance complessiva negativa per circa 374 milioni, incorporando le perdite di derivati estinti per circa 51,2 milioni. «Escludo categoricamente - dice Giacomo Beretta (Fi), presidente della commissione Bilancio - ogni ipotesi di lodo tra banche e funzionari comunali.

Ritengo invece che gli istituti finanziari non abbiano prospettato al Comune tutti gli elementi di rischio e l’amministrazione, in un momento in cui aveva necessità di ristrutturare i suoi debiti, abbia fatto ricorso a strumenti sofisticati e complessi probabilmente non adeguati».

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