Giovani e cattolici, giovani che tutte le domeniche vanno a Messa, giovani «impegnati» che fanno anche volontariato in parrocchia o nei movimenti, giovani che riscoprono il gusto dei pellegrinaggi e delle processioni. In Lombardia accade più che altrove. E se non è una novità, la forza della fede nella regione di Pio XI, Giovanni XXIII e Paolo VI, colpisce che la partecipazione assidua alla Messa, tutte le domeniche, raggiunga il 22 per cento, ben 5 punti percentuali in più di quel che accade nel resto del Paese.
Fin qui le buone notizie per la Chiesa lombarda. Perché la Lombardia è anche la regione in cui molti più giovani dichiarano di andare a Messa mai o quasi mai: capita al 43 per cento dei giovani, il 4 per cento in più della media dei coetanei italiani. E in Lombardia si dichiara «non credente» il 29,9 per cento dei 20-30enni, contro il 27,6% in tutta Italia.
La ricerca si intitola «Giovani e fede. Identità, appartenenza e pratica religiosa», realizzata da Odl (Oratori Diocesi lombarde) e sostenuta dalla Regione, si basa su dati Ipsos ed è stata presentata al Centro Schuster nell'ambito del convegno regionale di pastorale giovanile della Diocesi.
In Lombardia i 20-30enni (i giovani secondo il criterio dello studio) sono 1.114.564, l'11,2% della popolazione residente. Tra costoro, è consistente il numero di stranieri: circa un giovane lombardo su cinque proviene da un altro Paese (secondo dati dell'Ismu, sono cattolici in media il 28,6% degli immigrati).
La tendenza nazionale registrata tra il 2004 e il 2010 (che in qualche modo si riflette anche in Lombardia) è una diminuzione della frequenza occasionale alla Messa: è in calo chi partecipa una, due o tre volte al mese. È invece in aumento chi va a Messa tutte le settimane. Si registra anche una crescente adesione a pellegrinaggi in luoghi sacri e a processioni religiose. Una «radicalizzazione» tra non credenti da un lato e credenti impegnati dall'altro che in Lombardia si avverte molto più forte che nel resto d'Italia.
«Sono aumentati i cristiani convinti, che non solo vanno a Messa tutte le settimane ma fanno anche servizio negli oratori e vivono la propria fede come impegno sociale. Sono tanti i giovani che professano una fede convinta, con la partecipazione alla Messa e con attività di volontariato» spiega don Maurizio Tremolada, responsabile del Sevizio giovani. Aggiunge: «Ma c'è anche una polarizzazione in senso opposto, con un aumento dei giovani che si dichiarano non credenti. Colpisce anche il forte calo di fiducia nei confronti della Chiesa come istituzione, che però è più basso a livello lombardo. Sembra che questi giovani che si dichiarano non credenti esprimano un ateismo pratico, non un ateismo ideologico né di chiusura rispetto a una dimensione spirituale. La ricerca spirituale è in crescita».
Lo studio affronta il tema della fiducia nella Chiesa, che è in netto calo (-14 punti fra il 2006 e il 2012). Anche in questo caso, i giovani lombardi si fidano in percentuale maggiore rispetto ai coetanei: il 46,2 contro il 43, 8 della media dei 20-30enni italiani. Tra i principali motivi di difficoltà, secondo la ricerca, gli scandali legati alla pedofilia e i Vatileaks, gli scontri interni al Vaticano, ma anche l'esenzione della Chiesa dal pagamento dell'Ici, «considerata da una parte dell'opinione pubblica un privilegio inopportuno».
Colpisce che pellegrinaggi e processioni siano tornati di moda tra i 20-30enni. «Questi dati a nostro avviso non mostrano un ritorno a forme tradizionali di religiosità, ma il desiderio di un'esperienza religiosa più globale, meno intellettuale e più legata all'esperienza vissuta, dove esiste anche l'aspetto del cammino e della relazione con le altre persone» spiega don Maurizio Tremolada.
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