I grillini: sette parchi al posto degli scali ferroviari

E martedì parte il bando via mail per reclutare aspiranti assessori

Sabrina Cottone

Planano a Milano i leader del movimento che non vuole leader. C'è Beppe Grillo all'aperitivo e Luigi Di Maio alla presentazione del programma per Palazzo Marino, a sostenere la corsa di Gianluca Corrado. E a spiegare come gli eventuali assessori, in caso di vittoria che i sondaggi non danno dietro l'angolo, saranno scelti con un bando. Anzi, via mail: assessorimilano2016@gianlucacorrado.it è l'indirizzo a cui scrivere se si desidera proporsi. Data di apertura della chiamata pubblica è martedì 26 aprile. Non manca molto al via. Ecco i requisiti: essere incensurati, non iscritti a partiti politici, non aver fatto più di due esperienze in cda legati al Comune, non essere parenti o in rapporti di convivenza con Gianluca Corrado e gli altri candidati in lista. Chiosa polemico Di Maio: «Il contrario di quel che fa Renzi, che secondo le ultime notizie si appresta a nominare il suo amico Carrai al Dis, il Dipartimento per la sicurezza». E poi politico, quasi aperto a intese: «Non possiamo pensare di governare Milano solo con le nostre forze. Saremmo arroganti anche solo a pensarlo».

Ecco i tre punti principali del programma che si troverebbero ad attuare gli aassessori. Al numero uno c'è il verde, con un'idea forte, cioè trasformare gli ex sette scali ferroviari in sette parchi pubblici attrezzati. Farini, Greco, Lambrate, Rogoredo, Romana, Porta Genova, San Cristoforo diventerebbero giardini, con tanti saluti ai dibattiti su Pgt e tasso di edificabilità. «Secondo i nostri competitori, andrebbero cementificati per far cassa - dice Corrado -. Nella nostra visione diventeranno il vero e proprio polmone verde della città, luoghi di aggregazione per i cittadini milanesi, spunto per la rivitalizzazione delle periferie». L'inquinamento di Milano, secondo i 5Stelle, è il problema numero uno, la priorità assoluta, l'emergenza diventata strutturale.

Secondo punto: no alla vendita di quote nelle partecipate. Al contrario, la proposta è di valorizzare un patrimonio pubblico che vale tra due e tre miliardi e frutta tra 70 e 120 milioni. «Va incrementato e non ceduto, serve una riorganizzazione della gestione. È inaccettabile che il Comune non abbia incassato 200 milioni di crediti da affitti, soprattutto commerciali» arringa Corrado. Come fare? Con un database per la gestione di ogni singolo bene del Comune. Il no alle dismissioni riguarda anche chi lavora nel pubblico: «Pisapia ha più consulenti della giunta Moratti, che ne aveva già un numero mostruoso. Noi vogliamo valorizzare le risorse interne».

Terzo e ultimo punto (almeno per ora): non

un solo centro ma tanti piccoli centri in ogni periferia, per «riportare la gente a vivere i quartieri». E la sicurezza? «Centrali di controllo con persone in strada per prevenire i crimini, invece di doverli reprimere».

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