Da Chianocco alla Centrale. Manifestanti, militanti, centri sociali replicano il copione visto mercoledì in Val di Susa. Stessi insulti, stesse provocazioni, la tensione è alle stelle. Cambia solo lo scenario: ore 18 primo piano, atrio della stazione. I «compagni e le compagne» si sono dati appuntamento davanti ai binari per il presidio di solidarietà al movimento No Tav. «Qui cè una stazione da bloccare. Questo è un invito che non è dettato dallideologia ma dal movimento ambientalista che vuole difendere un territorio. Il governo non sta facendo niente. No Tav è lunica soluzione. Costruiscono linee ad alta velocità quando prendere un treno è diventato un lusso. Qui si cancellano i treni dei pendolari, pubblicizzano la quarta classe. I pendolari prendono treni di m...per tornare a casa dopo un lavoro di m...».
Una quindicina di manifestanti con bandiere e tanta rabbia negli occhi viene circondata immediatamente dalla polizia. Manifestanti e forze dellordine aspettano i rinforzi. Intorno è un brulicare di valigie, sguardi allibiti di passeggeri che non riescono a passare. Curiosi. Clochard. Semplici cittadini che hanno sposato la causa. La folla aumenta. I passeggeri fanno la gimkana tra cordoni di autonomi e agenti in tenuta antisommossa per saltare sul treno. Ma cè anche chi a due metri di distanza inganna lattesa con le parole crociate come se nulla fosse.
«Siete dei servi». Militanti e autonomi tornano alla carica, spalleggiati da un presidio che cresce. «Questa è la nostra risposta alla repressione cilena avvenuta in Val di Susa». Canti e inni per la valle si mescolano a slogan contro la polizia. La sfida continua. I manifestanti cercano di replicare il copione di Chianocco. Cè chi bela alludendo alle parole di Marco Bruno il manifestante che ha apostrofato gli agenti «pecorelle», mentre si alzano dalla folla voci e urla contro gli agenti «servi», «questo è fascismo», «difendete il governo Monti ma tanto perderete il posto anche voi», «il vero eroe è Oliviero, che è stato sulla torre due mesi». E il pensiero vola alle parole del «pecorella», il carabiniere rimasto indifferente agli insulti del militante: «non sono un eroe, ho fatto il mio dovere». «Andate al binario 21 a cercare gli eroi» rincarano la dose i ragazzi armati di microfono e di un sorrisetto sarcastico sulle labbra, casco in mano e sciarpa a coprire il volto. Militanti e autonomi sono nervosi, si sentono braccati, animali in gabbia, sono completamente circondati da cordoni degli agenti. «Abbiamo sbagliato strategia - si dicono tra loro - e se scendiamo ci chiudono ancora di più». Possono solo alzare il tiro. Ma non tutti gli agenti riescono a rimanere altrettanto impassibili - un poliziotto, esasperato, sbotta e tira un calcio a un manifestante. In un secondo viene catapultato dietro il cordone dei colleghi dal suo capo sbraitante: «A te penso dopo. Ti sistemo io». E giù applausi e sorrisi di soddisfazione dei circa 200 autonomi dei centri sociali, Cantiere, Zam, Bottiglieria, Torchiera. Ne hanno anche per i giornalisti e fotografi, che vengono spintonati e insultati. «Avete scelto di alzare il livello - si legge nellappello ai giornalisti - e noi certo saremo distrutti dalla violenza militare.
I No Tav portano lo scontro in città Cariche della polizia in stazione
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.