Marco Giachetti sono passati quasi due anni dalla sua nomina a presidente della Fondazione Policlinico. Oggi presenta il lancio del latte Cà Granda, frutto di un'operazione di valorizzazione dei terreni agricoli della fondazione...
«Una delle prime azioni del mio mandato è stata quella di fare ordine nel patrimonio agricolo e immobiliare della Fondazione: abbiamo censito tutti i terreni, aggiornato lo statuto, e allineato i canoni di affitto ai prezzi di mercato. Ora i nostri terreni (85 milioni di metri quadrati) gestiti dalla Fondazione Sviluppo rendono quasi il doppio».
Il Policlinico vanta anche un ricco patrimonio immobiliare...
«Il patrimonio immobiliare vale 311 milioni di euro: è stato inserito in un fondo di housing sociale per finanziare in parte (200 milioni di euro) la costruzione del nuovo ospedale. Un progetto in cui ha creduto anche Cassa Depositi e prestiti investendo 105 milioni di euro e Fondazione Cariplo. Una parte degli immobili sarà alienata, l'altra sarà ristrutturata e affittata a canone sociale».
Terreni, case e archivio. La Fondazione vanta anche un ricchissimo patrimonio archivistico...
«Tra gennaio e febbraio conto di aprire l'archivio di via Sforza 48, che raccoglie documenti che raccontano la storia della città dal 1100 a oggi e una quadreria di 900 tele, alla città creando un vero percorso museale. La mia ambizione, però, sarebbe quella di realizzare il primo museo della città di Milano. Una volta che sarà realizzato il nuovo ospedale potremo liberare ulteriori spazi dell'archivio per mostre temporanee e valorizzare come merita questo tesoro».
La sfida più ostica che si è trovato ad affrontare?
«Far ripartire il cantiere per la realizzazione del nuovo ospedale».
A che punto siete?
«Siamo nei tempi - tra gennaio e febbraio lanceremo il bando per la costruzione - e mi piacerebbe moltissimo poter assistere alla posa della prima pietra entro la fine del mandato, cioè tra un anno, ma la vedo dura. Ci sono sempre in agguato ricorsi e controricorsi».
Le difficoltà più grandi che ha incontrato?
«La burocrazia certamente. I tempi della burocrazia ci hanno fatto perdere delle opportunità o degli investitori privati. Questo fa parte della anche della complessità di lavorare in un'istituzione pubblica, per me era la prima volta».
La più grande soddisfazione?
«Il latte che presentiamo oggi, anche se la mia ambizione sarebbe riuscire a venderlo in tutta la città, servirlo negli ospedali e nelle mense delle scuole perchè è prodotto di alta qualità.
Secondo il rapporto con tutto il personale che lavora nella Fondazione: nella mia pagina facebook pubblica ho la possibilità di confrontarmi quotidianamente con tutti i dipendenti dell'ospedale ed è davvero una bellissima esperienza».MBr
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