Ormai più che settimane o giorni, mancano ore o minuti all'apertura di Expo e si profila all'orizzonte una possibile figuraccia a livello planetario. Nonostante le rassicurazioni di Sala, i pettegolezzi di cantiere dicono che il sito sarà pronto non prima del 20 maggio. E con alcune opere eseguite non proprio a regola d'arte. La palma del ritardo spetterà tra gli altri proprio al Padiglione Italia che, forse, aprirà solo i primi dei cinque piani. Per l'ultima finitura bisognerà aspettare settimane quando ormai l'Esposizione sarà più che avviata.
In via Belgioioso a Baranzate è aperto il bar Tuns, con annesso servizio di trattoria, la più vicina al grande cantiere, presa ieri d'assalto dai lavoratori. Anche perché, come riferisce Giuseppe Sala, è stata toccata la punta massima dei operai, 7.430, per arrivare in tempo alla conclusione delle opere. Cosa di cui il commissario unico, in visita al cantiere con il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, non dubita: «Sono pronto a scommettere che arriveremo in tempo e vincerò la scommessa» ha affermato. Poi a commento delle foto pubblicate da un periodico a testimonianza dello stato degli interni del Padiglione Italia: «Una fotografia è una fotografia, ma io vedo i lavori ogni giorno e ogni giorno sono più rinfrancato e quindi penso proprio che ce la faremo». Un ottimismo che però nessuno qui si sente di condividere.
«Quasi nessuno arriverà in tempo per il 28 aprile, giorno ultimo della consegna lavori: bene che vada, ci vorranno altre tre settimane. Diciamo che il 20 maggio sarebbe già tutto grasso che cola». Sono serafici, e unanimi nelle previsioni, i quattro operai di una ditta lattoniera di Brescia, fuori dalla trattoria per la fumatina postprandiale. Un meritato riposo visto che escono di casa alle 4.30 per tornare solo 16 ore dopo, doccia, cena e poi subito a letto. «Siamo indietro, molto indietro. Si e no tre o quattro padiglioni saranno pronti. Ci dicono quelli di Malesia, Israele, Repubblica Ceca e della Caritas, per i rimanenti altro che il 1° maggio. E il più indietro è proprio l'italiano». E sì che il nostro Paese, per affrettare i tempi, aveva rinunciato a tre degli otto piani previsti. «Da quel che abbiamo sentito, sicuro sicuro è solo il pian terreno, sede dei ristoranti. Poi forse, ma è molto in dubbio, il secondo. Gli altri tre invece saranno finiti dopo l'estate». Quindi, spenta la sigaretta, salutano ridendo: «Altrimenti non finiamo neppure per il 1° giugno».
Dello stesso parere anche gli operai di una ditta novarese, «carpenteria pesante» ci tengono a precisare. Anche loro hanno un bel su e giù da fare. «Siamo qui da otto mesi, il nostro padiglione sta andando su bene, ma gli altri li vediamo molto, ma molto indietro. Anche quelli importanti, come la Cina, non so se lo ultimeranno per la prossima settimana. Certo è difficile fare previsioni precise. Noi smettiamo al sabato e quando torniamo al lunedì quello che era solo uno scheletro è giù diventato un palazzo. Ma comunque, nel complesso, sembra proprio difficile finire nei tempi previsti».
Ancora più drastici altri muratori, e ti pareva, di Bergamo. «Per arrivare in tempo alcuni lavori sono stati tirati via alla meno peggio. Per carità non parlo di problemi per la sicurezza, ma di diversi contrattempi, anche pesanti. Le opere per lo smaltimento delle acque piovane per esempio. Se ci sarà un'estate bagnata come l'anno scorso, i visitatori dovranno girare con gli stivaloni». Come non bastasse la già sicura figuraccia per i ritardi.
I sindacati e le associazioni di categoria dei tassisti «uniti contro Uber, hanno presentato al Tribunale Civile di Milano un ricorso cautelare urgente (art. 700 del Codice di Procedura Civile) contro la multinazionale americana per ottenere l'immediato blocco del servizio Uber pop in Italia per concorrenza sleale e per violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi, regole imposte dal legislatore a tutela dell'utenza». Ad assisterli un team di legali composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia e Giovanni Gigliotti dello Studio Legale Pavia e Ansaldo e dall'avvocato Alessandro Fabbi.
«Questa azione - spiegano i ricorrenti - è da considerarsi un atto dovuto nei confronti della nostra categoria e dell'utenza. È oramai da oltre un anno, infatti, che i tassisti continuano a ricevere rassicurazioni dalle Istituzioni di ogni livello (dal Governo centrale ai singoli Comuni) sul fatto che il servizio Uber pop è illegale e in contrasto con tutte le disposizioni che regolano il settore del trasporto pubblico locale non di linea.
Nonostante ciò, nessun reale intervento ha fatto seguito a tali parole e nessuna efficace azione repressiva è mai stata messa in atto da quelle stesse autorità amministrative». L'ultima spiaggia- a fronte anche della recente sentenza di un giudice di pace- «l'unica Autorità che si ritiene possa intervenire immediatamente prima del possibile caos di Expo: l'Autorità giudiziaria civile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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