Abbracci, baci, vino italiano con le bollicine invece dello champagne, siparietti sulla Nutella. Tante chiacchiere ma pochi risultati sul fronte dell'emergenza profughi quelli incassati ieri dal premier Matteo Renzi nel vertice bilaterale con il presidente francese Francois Hollande. Il capo dell'Eliseo ha visitato Expo nella Giornata nazionale dedicata al suo Paese. Mentre i centri di accoglienza milanesi scoppiano, a Ventimiglia eritrei e siriani vengono respinti alle frontiere (e in molti ritornano di nuovo a Milano, creando un cortocircuito nel meccanismo di tanti arrivi al giorno dal Sud, tanti posti letto), Renzi ha provato a convincere Hollande che «deve prevalere il binomio solidarietà-responsabilità, su questo tema non bisogna cedere all'isteria ma nemmeno a egoismi», il presidente ha ribadito che «a Ventimiglia abbiamo voluto applicare le regole», ha bocciato la formula delle quote e affermato che «l'Europa deve aiutare l'Italia». Ma il problema per ora è punto e a capo. Il sindaco prima del vertice Italia-Francia era arrivato a Rho sostenendo che «il colloquio tra Renzi e Hollande francese e la presenza del sindaco di Milano sono un invito serio e forte per dire che non è possibile che la Francia chiuda le frontiere. Bisogna essere alleati in Europa per contribuire a risolvere un problema epocale».
«Ci mancava solo la paternale di Pisapia per suggellare il fallimento del vertice Renzi-Hollande» è il commento della coordinatrice regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini. Un tempo, ironizza, «si sarebbe detto che è finita a tarallucci e vino, ma visto il contesto, l'incontro è finito davanti a un piatto di rigatoni con le melanzane, l'unica nota positiva dell'incontro, visto che i prodotti erano rigorosamente italiani. Ma l'Italia come al solito non ha portato a casa nulla sul fronte dei migranti. Hollande ha spiegato a Renzi che la Francia a Ventimiglia ha applicato le leggi. Tant'è vero che ormai sono più numerosi i migranti che la gendarmerie di Ventimiglia ci restituisce di quelli che riescono a varcare la frontiera. E la diplomazia italiana ha registrato un altro fallimento: l'emergenza resta tutta nostra». Anche il consigliere Fdi Riccardo De Corato registra l'ennesimo flop. E ad ogni dichiarazione del sindaco consegue un risultato opposto. «Niente di quanto ha dichiarato nelle ultime settimane sull'emergenza migranti si è ancora avverato». Ricorda che «disse in tv che non si sarebbero più visti profughi in stazione Centrale durante Expo, si era anche opposto ai nuovi arrivi previsti, sostenendo che la città avesse già fatto la propria parte». E così via.
In compenso, l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli ha annunciato soddisfatto che oggi volerà al Parlamento europeo a Bruxelles per raccontare alla Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni «il modello Milano sulla gestione dei circa 60mila profughi» ospitati dal 2013. «É la prima volta in assoluto - fa sapere - che il Parlamento Ue ha deciso di coinvolgere direttamente una città europea nella discussione e in rappresentanza di tutte ha scelto Milano, proprio in virtù della nostra azione e impegno in questo campo». Chissà che il modello non ottenga un incoraggiamento: avanti così. Da soli.
Almeno un profugo su quattro di quelli arrivati a Milano da ottobre era minore. Sono in massima parte di siriani ed eritrei
É la spesa
giornaliera stanziata dallo Stato (ai Comuni, che la girano ai centri convenzionati) per accogliere un profugo-I profughi arrivati in città solo dallo scorso ottobre a fine maggio in città, un ritmo di circa tremila al mese
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