(...) che il buongiorno non si veda dal mattino... E che la pausa-nazionale sia servita a riparare qualche danno, a tappare qualche buco.
E qui, come sempre accade, Milan e Inter, legate da non gradita cuginanza, si sono incamminate per strade diverse: il Milan ha preso, mettendo alla guida Montella, la circonvallazione del possesso palla, percorso lungo come quello della filovia 90-91 ma che, se portato a termine in tempi ragionevoli, chiuderà finalmente il cerchio di una ricostruzione attesa da cinque anni; l'Inter è invece montata sul tram 16, che va diritto al centro e poi in zona San Siro, caricando tre giocatori, Banega, Joao Mario e Gabigol, accreditati delle capacità di andare personalmente al sodo senza tanti fronzoli.
Le tifoserie, anche qui come da tradizione, stanno su posizioni opposte. Il milanista dice: «siamo già davanti di due punti». L'interista risponde: «la nostra rosa è meglio della vostra». Oppure: «con il Napoli ce la siamo giocata» e «con il Palermo non ci hanno dato due rigori». Piccole cose, schermaglie di fine estate, battute di consolazione di chi non vuole trovarsi, a fine campionato, nuovamente battuto.
Il Milan-filovia e l'Inter-tram sono appena partiti, e in cuor loro sanno che la gara con lo scattante taxi targato Agnelli è quasi impossibile da vincere, a meno di auspicabili forature, magari in qualche notte di coppa... La città, intanto, aspetta. Nonostante tutto, non ha perso la pazienza. E nemmeno il realismo.
Le basterebbe tornare a essere, come cantava Lucio Dalla, «vicino all'Europa». Potendo scegliere, non l'Europa League, ma quell'altra cosa che adesso, in attesa della terza di campionato, sarebbe una bestemmia nominare.Daniele Abbiati
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