Manifestazione del Pd in piazza Scala all'inno slogan: «L'Italia chiamò», appello leghista a rispedire a Roma le tessere elettorali «perché tanto sono inutili». E' proseguitoanche ieri il match tra i sostenitori e nemici del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo che il suo no al nome di Paolo Savona per il ministero dell'Economia ha bloccato la nascita del governo Lega-M5S. «Dato che il voto del 4 marzo non è servito a nulla, è stato invalidato da Mattarella, e a decidere d governarci ormai non sono i cittadini ma i soliti poteri forti di Berlino, Bruxelles, ecc - ha tuonato ieri il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi che già lunedì aveva invitato i sindaci lumbard a rimuovere la foto del presidente della Repubblica dagli uffici - chiediamo ai cittadini, a partire dai lombardi, di inviare le loro tessere elettorali, a questo punto inutili, al Quirinale. Sommergiamo il Colle». Ieri mattina il sindaco Beppe Sala aveva giudicato «di una tristezza assoluta» la rimozione della foto da parte di alcuni colleghi leghisti (bocciata anche dal presidente di Anci Lombardia Virginio Brivio). Vuol dire, ha proseguito Sala, «non aver capito il ruolo di garante dei sindaci. Non sanno cosa sia la Costituzione italiana, dovrebbero vergognarsi». Sala aveva preso tempo invece sull'eventuale partecipazione venerdì alle 18 in piazza Scala alla manifestazione «in difesa delle istituzioni democratiche» promossa dal Pd milanese in contemporanea con quella nazionale a Roma. «Stiamo pensando a qualche modo per sostenere Mattarella - aveva anticipato Sala - bisogna sostenere lui con forza ma soprattutto i valori europei».
E il messaggio è arrivato nel pomeriggio con una lettera firmata da tutti i sindaci che hanno governato Milano dal 1976 in poi. Una lettera bipartisan, siglata da Carlo Tognoli, Paolo Pillitteri, Giampiero Borghini, dal primo (e unico) sindaco leghista Marco Formentini, dai due del centrodestra Gabriele Albertini e Letizia Moratti fino a Giuliano Pisapia e Beppe Sala. «Abbiamo avuto e abbiamo l'onore di amministrare Milano nel corso delle diverse stagioni politiche degli ultimi decenni, sostenuti da maggioranze alternative, per effetto della libera espressione democratica dei milanesi - è la premessa -. Pur con orientamenti politici e stili personali anche molto differenti, abbiamo gestito l'incarico con la consapevolezza che l'istituzione comunale era a noi affidata da tutti i cittadini e non solo da quelli della nostra parte politica». Il ruolo del sindaco è «innanzitutto di garante dell'unità e della coesione della nostra comunità», è «uno degli elementi decisivi nel mantenimento di un solido tessuto democratico, anche in periodi molto difficili per la nostra Repubblica». Abbiamo sempre avuto come «faro» dicono «il rispetto delle istituzioni e del Presidente, «essenziale» è sempre stato il suo ruolo di «supremo garante dell'unità nazionale». Per questo ribadiscono «la più ampia e incondizionata» solidarietà a Mattarella. Affermano «con grande convinzione» il «credo nei valori europei». Milano scrivono ex e sindaco «è e sarà sempre una città aperta e internazionale, rispettosa dei valori democratici e fiera di sentirsi profondamente italiana e europea. Non teme il cambiamento, anzi lo incoraggia. Le istituzioni devono stare al passo coi tempi, vale per i Comuni, per le Regioni, la Repubblica e anche per l'Ue, che deve sapersi aggiornare per restare in sintonia autentica e visibile con i cittadini. Ma nulla si cambia in modo virtuoso agendo senza misura e senso di responsabilità».
Una mossa bocciata da Fdi che anche a Milano sabato raccoglierà firme per chiedere le dimissioni di Mattarella («nonostante i loro appelli intrisi di conformismo, Milano dirà no alle manovre di Palazzo» sostiene l'onorevole Carlo Fidanza) e i consiglieri M5S («colpo di coda di partiti morenti»).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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