Ma i soldi non saranno investiti su Milano: servono a comprare gli scali del nord con F2i

Che l'operazione Sea fosse un sacrificio sine qua non per incassare i soldi da investire sui nuovi treni del metrò, lo ha già smentito l'assessore al Bilancio giorni fa. «Abbiamo già i fondi» ha garantito Bruno Tabacci e anche il Bilancio comunale «chiuderebbe in attivo» anche se l'affaire non andasse in porto. Aveva spiegato ai milanesi Tabacci qualche giorno fa che piazzare sul mercato il 25% degli aeroporti nella finestra autunnale e rischiare di perdere la maggioranza comunale è una scelta che la giunta Pisapia caldeggia per «dare un contributo al Paese». Un pò sibillino. E poco convincente. Ha chiarito finalmente ieri in Commissione a Palazzo Marino il presidente di Sea, Giuseppe Bonomi, quali sono i piani di Comune e società, anche a fronte dell'ingresso del socio privato F2i. Il fondo che ha acquistato nel dicembre 2011 il 29,75% delle azioni Sea messe in vendita da Pisapia, gara su cui la Procura ha aperto un'inchiesta per turbativa d'asta. L'aumento di capitale previsto nell'ambito della quotazione (e che per Sea secondo alcune stime potrebbe ammontare come minimo a 170 milioni di euro) «non è necessario per sostenere gli investimenti del prossimo Piano industriale della società», quello che riguarda i prossimi quattro anni e che verrà esaminato proprio oggi pomeriggio dal cda di Sea. Un piano da almeno 500 milioni di investimenti. Nè «lo dico in tutta sincerità - ha riferito ai consiglieri - verranno spesi su Linate o Malpensa, non influiranno sugli investimenti a Milano». Dove, ha chiarito confermando le voci dei mesi scorsi riferendosi all'hub, la messa in esercizio della terza pista «non è prevista entro il 2016. E dunque? I soldi della quotazione servirebbero per «politiche di espansione anche esterne agli scali attualmente gestiti dalla società» per «acquisire altri aeroporti e costruire un vero e proprio “sistema del nord“». Serve a «ottimizzare le spese di funzionamento, a evitare sovrapposizioni di mercato», vedi la concentrazione strategica del low cost o delle merci su scali specifici.
Il numero uno di Sea non svela le mire di Sea. Ma chissà che non coincidano con quelle su cui il partner privato F2i ha già manifestato nei mesi scorsi l'interesse del fondo, da Bergamo-Orio al Serio al Catullo di Verona, all'aeroporto torinese di Caselle. Bonomi ha confermato che la «cannibalizzazione» di Linate, una limitazione del traffico (possibilmente alla sola navetta Milano-Fiumicino) a favore di Malpensa farebbe aumentare il valore della società. É «necessario un provvedimento amministrativo» che è «auspicabile a livello industriale» ma «è un obiettivo difficile e soggetto a «forte incertezza» per le «resistenze che incontrerebbe, alcune anche fondate su fatti commerciali, da parte per esempio della grandi compagnie aeree europee». Il provvedimento «dovrà scontare l'avallo della Regione e soprattutto della Commissione europea, un percorso non facile». E che almeno non partirà da Sea, nel Piano 2012-2016 «non prevede una diversa distribuzione del traffico tra Linate e Malpensa, non spetta alla società».

Al capogruppo Pdl Carlo Masseroli che lo incalza sulla convenienza della Borsa rispetto a un anno fa risponde che l'indice di volatilità «normalmente ha una media del 33,5% e oggi è al 21,8%. Nel 2011 eravamo vicini al 55%».

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