Luca Fazzo
Passano i decenni, si volta la pagina dei secoli, e nelle retate a Corsico e Buccinasco cambiano soltanto i nomi di battesimo: come se a tenere le redini del crimine fossero nonostante tutto sempre le stesse famiglie, quelle sbarcate qui con le valigie di cartone quando Buccinasco nemmeno esisteva, quattro palazzoni chiamati Romano Banco; ed arrivate ormai alla terza o quarta generazione senza avere cambiato inclinazioni.
Ieri mattina la Guardia di finanza esegue otto ordini di cattura spiccati su richiesta del nuovo capo del pool antimafia, Alessandra Dolci, per traffico di droga e associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Vivevano importando cocaina dal Sudamerica, in grandi quantità, e riversandola sul florido mercato dell'hinterland milanese. Se qualcuno ipotizzava che ormai nel mercato della droga vigesse una sorta di deregulation, ovvero che chiunque potesse fare i suoi affari senza legami con i grandi clan, l'elenco degli arrestati lo smentisce: in testa all'elenco ci sono due Barbaro, uno dei cognomi che riassumono il potere sul Corsico e dintorni dei clan di Platì. Graziano Barbaro e suo cognato Antonio Barbaro sono un ramo «cadetto» del grande clan, non discendono direttamente da un boss: ma la sorella di Antonio, Anna, è la nuora di Francesco Barbaro alias «Cicciu u' Castanu», personaggio di vertice del clan; e lui stesso, Antonio, durante l'indagine Infinito venne pedinato mentre incontrava Cosimo Barranca, il capo indiscusso della filiale milanese della 'ndrangheta.
In questi incroci da emicrania dove quasi tutti si chiamano Barbaro, i finanzieri si sono mossi ricostruendo i movimenti dell'unico settentrionale dell'organizzazione: un vulcanico sessantenne di Casale Monferrato, Andrea Cacciatori, che da tempo ha deciso di preferire il business dell'eroina a quello del Barbera. È Cacciatori il tramite tra i clan di Corsico e i narcos colombiani, è lui a fare avanti e indietro dall'Atlantico per concordare le spedizioni e consegnare i soldi. Quando nel 2014 Cacciatori viene catturato in Spagna, i suoi canali di rifornimento continuano a funzionare. Destinazione Milano.
Quando Cacciatori cade nella rete, l'attenzione della Finanza sui suoi clienti di Corsico è già scattata, grazie allo scontro scoppiato all'interno del clan stesso: e culminato nella sparatoria che in una notte del 2013 ha crivellato di colpi la vetrina del «Baretto» di Corsico, un tempo di proprietà di Ganfranco Iritano - anche lui calabrese, anche lui con parentele importanti e arrestato ieri - e poi rilevato da Graziano Barbaro. Se un posto simile viene preso a pistolettate non accade per caso.
Da lì, la Finanza parte per un lungo lavoro a base di pedinamenti e di intercettazioni (compresi i trojan, i programmi spia piazzati nei telefoni) che ricostruiscono i traffici dei Barbaro e dei loro accoliti.
Le «cimici» rivelano anche che l'organizzazione ha armi in quantità, e dopo qualche tentativo ecco che saltano fuori: sette fucili e due pistole, imboscate in una cantina di Cesano Boscone intestata a un prestanome di Graziano Barbaro. Un ritrovamento che solleva inevitabili interrogativi: quale guerra si attrezzavano a compiere, i delfini dei clan di Platì, con quel po' po' di arsenale?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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