Devastato dalla crisi 50enne ora dorme davanti al Comune: "Sto elemosinando un lavoro"

Un ex commerciante non mangia da tre settimane e protesta sotto gli uffici di Pisapia. Ma dall'amministrazione nessuno si è ancora fatto vedere (nemmeno per una parola di solidarietà)

Devastato dalla crisi 50enne ora dorme davanti al Comune: "Sto elemosinando un lavoro"

Quando lo incontriamo in Piazza della Scala, davanti al comune di Milano, Saverio Fornelli ci appare stanco, infreddolito, ma determinato a portare avanti la sua battaglia. Cinquantuno anni, ex commerciante, Saverio è solo l'ultima vittima di una crisi che anche qui al nord continua a mordere senza pietà. In sciopero della fame da ormai più di venti giorni nel tentativo - finora vano - di catturare l'attenzione del sindaco Giuliano Pisapia, Fornelli non ha intenzione di mollare.

Proprietario di un bar ad Abbiategrasso, nell'hinterland milanese, è stato costretto a chiudere la propria attività a causa della crisi qualche mese fa; quindi ha lavorato come operatore ecologico addetto alla raccolta differenziata per una società privata, ma dopo poche settimane è stato lasciato a casa. Il tutto, ci racconta, rimettendoci anche i 700 euro che ha dovuto sborsare per aprire la partita Iva.

A casa, ha una moglie invalida e un figlio di quattordici anni che lo aspettano. Da più di tre settimane, però, Saverio ha scelto di protestare nella maniera più clamorosa: con lo sciopero della fame, portato avanti con caparbietà a due passi dal salotto buono di Milano, in piazza della Scala. Proprio sotto le finestre del sindaco Giuliano Pisapia.

"Io non elemosino denaro, ma solo la dignità di un posto di lavoro - racconta Saverio - ma dal palazzo non è sceso nessuno. In tanti giorni ho visto consiglieri comunali e assessori voltarsi dall'altra parte quando mi passavano davanti. Ormai sono qui da quasi un mese e la notte comincia a fare freddo. Mi accomodo con due coperte sui gradini d'ingresso del municipio."

"Ieri sono stato male, ho avuto un calo di pressione e i vigili di piantone hanno chiamato un'ambulanza. Solo a quel punto è sceso il presidente del consiglio comunale, Basilio Rizzo di Rifondazione Comunista, che si è limitato a dirmi che ci sono tanti italiani nella mia condizione. L'unico che si è fermato è stato il consigliere della Lega Nord Alessandro Morelli. E per fortuna ci sono anche alcuni semplici cittadini che vengono ad aiutarmi."

Ed è lo stesso Morelli a commentare, tra l'arrabbiato e l'amareggiato: "Mentre Renzi organizza cene da mille euro a persona qui, nel cuore di Milano, c'è un cittadino italiano che fa lo sciopero della fame per riacquistare la dignità di avere un lavoro, nella totale indifferenza del sindaco Pisapia e della sua giunta. Accogliamo centomila clandestini portati in Italia da Mare Nostrum, alloggiati negli alberghi a tre stelle, mentre gli italiani devono dormire sulle panchine di marmo di Piazza della Scala".

"Sono arrivato al punto di rimpiangere di essere italiano: mi sento come un figlio abbandonato dai genitori. Una volta guardavo ai politici come ad un padre, ma ora ho perso ogni fiducia nelle istituzioni". Sulla panchina che è ormi diventata la sua casa sventola un piccolo Tricolore, innalzato con orgoglio tra una borsa con le coperte e un pannello di cartone in cui racconta la propria storia.

Intorno, i passanti camminano veloci assorti nelle proprie occupazioni, mentre dal municipio i consiglieri entrano ed escono senza curarsi dell'ennesima vittima della crisi che, giura, è "pronta a sacrificare la vita" fino a che non otterrà ascolto.

Alla fine, con l'aiuto di Morelli e di altri cittadini, riusciamo a convincere Saverio a lasciarsi offrire un caffè, per rompere almeno lo sciopero della sete. "A un certo punto ho pensato anche a quello, ma poi ho pensato a mio figlio e a mia moglie. Con il lavoro ti tolgono la dignità, e io per prima cosa devo pensare a loro."

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