Da ex sindaco, Matteo Renzi lo sa bene: il patto di stabilità non solo stronca sul nascere qualsiasi investimento o iniziativa, ma anche la normale gestione della macchina comunale, dalle assunzioni alle manutenzioni. Il patto di stabilità non permette ai Comuni di usare i soldi che hanno in cassa e costringe paradossalmente a tagliare servizi o aumentare le tasse. «C'era già un accordo preciso fra Anci e governo Letta - il richiamo di Giuliano Pisapia -. Penso che un sindaco che diventa presidente del consiglio non possa che concordare e addirittura andare oltre quel provvedimento che era assolutamente necessario per dare la possibilità ai Comuni di dare le risposte ai bisogni sempre crescenti dei cittadini».
Così da sindaco che ha alzato al massimo l'aliquota sulla prima casa, Renzi conosce bene i problemi che le ragionerie locali hanno dovuto affrontare con lo «scherzetto» della seconda rata Imu. E che ora sono in attesa di compensazione per il passaggio dall'Imu alla Tasi, che vale 100 milioni solo per Milano.
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