Aveva lasciato più di qualche perplessità il divieto della prefettura alla richiesta di un corteo «silenzioso e senza simboli» fatta dal Comitato organizzatore per ricordare Sergio Ramelli. Una manifestazione, come ha ricordato il vice presidente del Senato Ignazio La Russa, mai ha provocato problemi di ordine pubblico, ma solo l'indignazione di partigiani e sigle dell'ultrasinistra e proibita nonostante le firme di deputati, senatori e politici di diversi partiti. Ma ha lasciato ancor più perplessi il permesso concesso ieri non solo a una contro manifestazione (convocata giorni dopo), ma addirittura il corteo dei centri sociali che, superati dalla storia oltre che dal buon senso, non possono ormai che fare dell'antifascismo una delle poche ragioni di esistenza in vita. Anche perché davanti alla decisione della questura di modificare il percorso per non entrare in contatto con il presidio (statico) di piazzale Susa, hanno risposto con un comunicato a dir poco minaccioso. Annunciando che la scelta «non impedirà agli antifascisti di opporsi a un corteo non autorizzato». Una minaccia di scontri che avrebbe potuto (o dovuto) far cambiare idea a sua eccellenza il prefetto e al signor questore.
«Sembra quasi che concedendo il corteo alla sinistra e a noi no, vogliano provocare la nostra reazione per poi punirci», si lamentava chi voleva raggiungere il murales sul luogo della morte. Peraltro sfregiato nella notte da vili con la vernice. Rossa ovviamente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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