Cronaca locale

Interrogazione della Lega per capire se la procura intende fare qualcosa

Interrogazione della Lega per capire se la procura intende fare qualcosa

Piazza IV Novembre a Milano, davanti alla Stazione Centrale. Uno dei chioschetti della piazza è di proprietà di Ermano Gianesini, testimone e per certi versi vittima dello stato in cui versa l'area limitrofa alla stazione. «E' dal 1946 che la mia famiglia gestisce questo piccolo bar, nel 1980 sono subentrato io con mia moglie e da allora ne abbiamo viste di tutti i colori» inizia a raccontare.
«Abbiamo perso una marea di clienti dal momento che la piazza è presa d'ostaggio da una serie di personaggi che vanno dall'immigrato irregolare, al tossicodipendente al criminale. E a farne le spese siamo noi. Perché o subiamo le violenze o finiamo per diventare i capri espiatori di questa situazione». In un paio d'anni infatti il chiosco ha subito ben tre chiusure forzate da parte della Polizia di Stato a seguito di atti di violenza o crimini avvenuti nei suoi paraggi. «Ci han fatto chiudere per due volte una quindicina di giorni e in un'altra occasione per un mese. Come se fossimo io e mia moglie i responsabili». E in effetti spariti vigili urbani e postazione della polizia di Stato, tutta piazza IV Novembre è un assembramento di fauna variopinta, dagli zingari ai senza tetto, ai immigrati di colore perennemente ubriachi a spacciatori magrebini in cerca di clienti. Nulla di nuovo si dirà. E lo dice pure Gianesini: «In questi ultimi tempi con la nuova amnministrazione tutto è peggiorato e io non ho gli strumenti per allontanare i malintenzionati come in più di una occasione mi ha chiesto di fare la polizia. Mi ero fatto anche un cartello che segnalava che il mio bar era videosorvegliato dalle forze dell'ordine, il che per certi versi è vero perché sono nel raggio d'azione delle telecamere dei vigili, ma me lo han fatto togliere». Di male in peggio. Il proprietario del chiosco e altri suoi avventori segnalano che quando le pattuglie fanno capolino davanti al bar per chiedere i documenti succede che a chi ne è sprovvisto, quasi sempre immigrati, si arrivi a dire «andatevene» mentre gli altri devono aspettare che i controlli vengano effettuati.
Già il Giornale aveva segnalato il 18 gennaio scorso che una circolare della Procura di Milano indirizzata a polizia e carabinieri invitava gli stessi ad andarci piano con le denunce per il reato di clandestinità o, comunque, di procedere solo quando è strettamente necessario. «I reati devono essere sempre perseguiti – attacca Matteo Salvini della Lega Nord – e i giudici come i poliziotti devono fare il loro mestiere sempre e non a seconda di cosa gli conviene fare al momento».

Sulla circolare della Procura intanto la Lega Nord annuncia un'interrogazione parlamentare, mentre Salvini esprime solidarietà a Gianesini: «lavora in condizioni difficili, non è lui che deve chiudere ma sono i balordi che se ne devono andare».

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