Siamo tutti in apnea in questi giorni. Eppure il fiato corto ce l'hanno anche i campioni: quindi mettiamoci comodi. E (non) respiriamo. Scherza con i suoi record Umberto Pelizzari: lui riesce a trattenere il respiro per il tempo che noi ci facciamo un piatto di spaghetti al dente o leggiamo un articolo. «Eppure nemmeno i miei 8 minuti in apnea statica basterebbero oggi: ci vorrà molto più tempo per risalire!», scherza il Pelo campione, classe 1965, che ha sempre vissuto di paradossi. Apneista, scrittore, conduttore tv e mental coach, viene da Busto Arsizio: niente mare e tanta paura dell'acqua da bimbo. «Non riuscivo a fare nemmeno la doccia: mia mamma mi iscrisse in piscina sperando... mi lavassi almeno un po'». È così che si è trasformato nel più forte di tutti, quello cui un certo Jacques Mayol disse più volte «Sono fiero di te» +. Solo l'anagrafica non li ha contrapposti e Pelizzari è stato, invece, fiero competitor, negli anni '90, del cubano Francisco Ferreras. Meno 80 metri in assetto costante; meno 131 metri in assetto variabile regolamentato, meno 150 metri in assetto no limits. Ecco le misure di questo pesce fuor d'acqua, venuto dalla terra: che sia la Lombardia dove è cresciuto o l'Emilia dove ora vive, tutto è zona rossa. E quel grand bleu ora pare lontanissimo. Lui però non si è arreso e si è inventato una serie di vasche virtuali. Per parlare a tutti. «Non ero né tecnologico, né molto connesso - racconta - ma credo sia giusto contribuire a dare un messaggio». Così tutte le sere alle 18.30 il suo profilo facebook diventa una web piscina. Al mattino si possono inviare domande e desiderata per l'incontro della sera, quando poi ci si tuffa per una full immersion. Consigli, tabelle di allenamento, curiosità: in settimana lezioni, il week end aneddoti. Quella volta che, appena giunto all'Elba, il Corsaro Alfredo Guglielmi, capo squadra di Mayol - lo sfidò per testarne il valore. Oppure quando si cimentò con gli Shaolin o le pescatrici di perle.
«All'inizio abbiamo tutti sottovalutato la situazione: se qualcuno, un mese fa, mi avesse detto che oggi saremmo stati tutti chiusi in casa, avrei chiesto che film di fantascienza fosse». E invece: «Ora serve pazienza, ma in casa non manca nulla, anche per stare in allenamento». O forse qualcosa si: «Se avessi una cyclette da spinning sarebbe il top, ma oggi il web ed i consigli giusti possono aiutarci moltissimo». Fra i suoi followers le domande si susseguono: meglio la monopinna? Come aumento i carichi? Lui fa terapia per tutti, come se la sua Apnea academy fosse aperta: «Non vedo paura: abbiamo capito che rispettando le regole, il contagio è più difficile. Vedo, semmai, preoccupazione per il futuro: il lavoro che manca, i progetti che saltano». In questo lo sport aiuta, l'apnea ancora di più: «Come, ma più di altri sport è la dimensione della mente a dominare sul corpo; sottacqua in apnea a contare è al 95% l'uomo, poi l'attrezzatura», spiega Pelizzari, «Ora siamo verso il fondo di questa immersione, ma siamo a metà dell'impresa». A sportivi di professione ma anche (ex) incalliti runners della domenica sussurra un consiglio, molto statico: «Inutile pensare di mantenere la forma: i prossimi impegni sono per forza molto lontani, meglio ricalibrare tutto, fermarsi e ripartire». Accettare: «Questa situazione non è nemmeno paragonabile ad un infortunio: in quel caso, vai su google, vedi il decorso, senti i medici, ci sono precedenti». Qui no, è come un tuffo nel blu più profondo.
Uno di quelli che lui si concederà nella sua Sardegna appena possibile: «Il mare è libertà, l'ho scelto per quello, sogno di nuotare con quel delfino o il cagnolino che mi accompagnavano negli allenamenti anni fa, o con le megattere, sogno di andare a pesca». Libertà, intanto è anche allenarsi con i suoi figli, un po' cavie: «Corriamo su e giù dalle sale di casa». Funziona? «Non lo scriva: sono bloccato con la schiena da due giorni. Ma passerà!».
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