Oggi forse sarebbe politicamente scorretto definirlo così: il vizietto. Ma allora erano gli anni '70, i cliché, le ironie e le scorrettezze - ma anche l'autoironia - erano altre. La storia, e il successo, alla fine si guadagnano i galloni del rispetto e dunque ancora oggi - con il titolo immutato de Il Vizietto - la divertente storia di amore, equivoci e libertà sessuale gay approda in palcoscenico, in versione musical, per la regia dello specialista Massimo Romeo Piparo. In cartellone al Teatro Manzoni da martedì all'1 gennaio (ore 20.45, ingresso 50-35 euro, sera di San Silvestro 120-90 euro) con due protagonisti d'eccezione come Enzo Iacchetti e Marco Columbro, ciò che fu un film di straordinario successo nel 1978 (Michel Serrault e Ugo Tognazzi memorabile coppia di fatto) e nel 1983 si trasformò in un musical di Broadway di Jerry Herman e Harvey Fierstein dal titolo «La Cage aux Folles», si veste di italianità. Nonostante la storia resti collocata a Saint Tropez, dove Renato (Columbro) e il suo compagno Albin (Iacchetti) gestiscono un locale notturno per travestiti: Albin, per di più, vi recita come drag queen e la cosa non sarebbe un problema se un bel giorno il figlio di Renato, un ventenne tradizionalista di nome Laurent (udite udite, interpretato da Martino Iacchetti figlio d'arte) non pretendesse una cena per ufficializzare il fidanzamento con la figlia di colui che potrebbe ben essere definito una nemesi: un politico conservatore omofobo (Gianni Fantoni). Come preparare la serata perfetta senza rovinare il futuro dell'adorato figlio? Da più di trent'anni l'intrigo diverte, ma nella versione musicale (con le coreografie dell'americano Bill Goodson) fa di più: offre uno show con ballerine (ballerini...) di fila, variopinte drag queen, numeri di can-can, un centinaio di costumi, scenografie in movimento e un mix di glamour e classicità che fa dire a Enzo Iacchetti: «Il segreto di questo spettacolo è l'alchimia perfetta di sorriso, ironia ed eleganza. Il tema è quello dell'amore di coppia, e di come esso sia un esempio per i figli. E a chi mi dice come faccio a entrare nella parte rispondo con un'ovvietà e una rivelazione: la prima è che penso che un buon attore possa vestire qualsiasi ruolo, e in questo caso io vestirò di tutto. La seconda è che, sin dal primo giorno di prove ho voluto portarmi le scarpe col tacco a casa. Se volete chiamatelo metodo Strasberg... A parte gli scherzi, io e Columbro siamo due gay che entrano nella vecchiaia, un ruolo che richiede di non scivolare nella volgarità. Ma, sicuramente, anche una grande occasione per un attore di 60 anni come me. E per questo devo ringraziare Piparo che mi ha voluto».
Marco Columbro annuisce: «Per me si tratta del primo musical in carriera, ballo e canto e sorprendo me stesso prima ancora che il pubblico». Per il ruolo del politico omofobo, Gianni Fantoni rivela: «Mi sono ispirato a un politico vero, avvistato in tv da Bruno Vespa, a Porta a Porta: ce l'aveva con Vladimir Luxuria».
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