Cronaca locale

«Io, ingegnere e performer unico italiano negli Stomp»

Parla Ignazio Bellini, tra i protagonisti del celebre spettacolo che debutta oggi: «Sono un batterista... laureato al Politecnico»

«Io, ingegnere e performer unico italiano negli Stomp»

Tempi e controtempi, regolari e irregolari, per divertire il pubblico più profano ma, anche, per solleticare l'orecchio sofisticato, allenato alle finezze del ritmo e della percussione. Sono ormai ventiquattro anni che «Stomp» - show creato dai coreografi Luke Cresswell e Steve McNicholas - affascina le platee di tutto il mondo con una formula fatta di ritmo e creatività, percussioni, danza e, ebbene sì, anche comicità. Perché i numeri dell'omonima compagnia nata a Brighton nel 1991 (oggi di stanza a Londra) raccontano di un mondo metropolitano, nato dai rumori della strada e impersonato da personaggi di tutte le nazionalità e di tutte le razze, che comunicano tra loro solo ed esclusivamente come mimi armati di ritmo. I loro sono rumori del quotidiano trasformati in musica, attraverso l'intreccio ritmico e la grande varietà di suoni che il mondo materiale offre. Bidoni dell'immondizia, scopettoni, scatolette di fiammiferi, lavandini, tubi di gomma, pneumatici di trattori e – novità di questa edizione in arrivo al Teatro Nazionale da questa sera al 31 maggio (martedì- sabato ore 20.45, sabato e domenica anche in pomeridiana ore 15.30, ingresso 57,50-28,50, info 02.00.64.08.88) – perfino carrelli della spesa. Otto giovani perfomer sul palcoscenico, uno dei quali è italiano. Anzi, milanese: si chiama Ignazio Bellini, classe 1992, una formazione da provetto batterista tra Milano, Londra e New York, una laurea in ingegneria gestionale al Politecnico conquistata tra una tournée da «stomper» e l'altra, una prossimo master universitario alla Columbia di New York «con la speranza di superare i provini per lo spettacolo degli Stomp a Broadway: così sarebbe perfetto». Insomma, per capirci, l'antitesi del cosiddetto «bamboccione»: stomper e ingegnere, non è cosa da tutti. «La prima volta che vidi Stomp ero un ragazzino – spiega Bellini – Era il 2001, al Teatro Smeraldo con mia madre. Lì compresi che volevo essere un bravo batterista. Poi finito il liceo, scrissi una mail alla compagnia di Londra, mi informai sui provini. Dopo qualche mese la risposta giunse, mi feci coraggio e partii: tra 700 aspiranti finii nei dodici scelti per il nuovo spettacolo. Da quattro anni mi vivo quest'avventura, insieme a ragazzi provenienti da tutto il mondo. Io sono l'unico laureato, per di più in ingegneria, qualcosa che sembra agli antipodi dalla musica. Ma è così: io da sempre ho un lato anarchico e uno molto ordinato». Dottor Jekyll di giorno, Mr.Hyde alla sera, sul palco: «Il segreto di Stomp è che, utilizzando mimica e percussioni, comunica a tutte le età e a ogni nazionalità. I bambini impazziscono». E non è un caso che «Stomp» giunga al Nazionale proprio in periodo di Expo: il suo appeal internazionale potrebbe fare bingo al botteghino. Per diventare uno “stomper” provetto non si deve temere la fatica: «Siamo tutti tra i venti e trent'anni di età – spiega Bellini – Il training iniziale è di nove ore al giorno, ogni giorno per sei settimane. Prima di ogni spettacolo ci attendobno prove di un'ora e mezzo.

In tournée giriamo in dodici ma solo otto vanno in scena, così ci alterniamo, perché la fatica fisica è tanta».

Commenti