Jannuzzo al Manzoni sfida Pirandello «Il tragicomico Ciampa fa tremare i polsi»

L'attore siciliano in scena con il Berretto a sonagli: «C'è tutto il maestro»

Ferruccio Gattuso

Mettere in scena Pirandello, evitando pirandellismi. Farlo da siciliano, sfidando confronti con un passato importante, che porta i nomi di Eduardo De Filippo, Turi Ferro, Salvo Randone, solo per citare tre grandi. Gianfranco Jannuzzo ha trovato la soluzione al teorema, che porterà in scena per la regia di Francesco Bellomo al Teatro Manzoni da questa sera al 27 ottobre (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901) ne Il berretto a sonagli, classico se mai ce n'è uno. «Ci metto tutta la faccia ha spiegato l'attore siciliano in un personaggio, Ciampa, che fa tremare i polsi. La via d'uscita che ho trovato è stata quella di rappresentare un Ciampa più tragico che comico, assolutamente non macchiettistico, al centro di una storia personale che lo rende indifeso di fronte al profondo amore che prova per sua moglie. Un amore così forte che gli permette di sopportare il tradimento. La forza del testo non devo nemmeno spiegarla: c'è tutto Pirandello, dal contrasto tra essere e apparire, le maschere sociali che indossiamo, la follia che sentenzia verità e scardina le ipocrisie». La storia è quella, nota, che nasce dalla fusione di due novelle, Certi obblighi e La verità: ne Il berretto a sonagli c'è un adulterio, la sfida alla rispettabilità, un umile scrivano di una cittadina provinciale e pettegola (il Ciampa) che sopporterebbe la relazione sconveniente tra sua moglie e il suo superiore Cavalier Fiorica, con la variabile impazzita però della moglie di quest'ultimo, Beatrice (Emanuela Muni), che sa tutto e vuole fare a tutti i costi emergere lo scandalo. «Una proto-femminista di carattere spiega Emanuela Muni che dopo tante mie interpretazioni di ruoli diversi in altre produzioni del Berretto, mi permette di segnare un punto di arrivo. La mia Beatrice è moderna, attuale, e se ne frega delle ipocrisie sociali: è una donna tradita che combatte per la sua libertà e soprattutto per la giustizia. Sono felice di interpretarla, come attrice e come donna». La commedia di Luigi Pirandello segna di questi tempi il suo secolo di vita, senza dimostrarli: «L'equilibrio tra momenti tragici e leggeri è perfetto spiega Gianfranco Jannuzzo e in questa seconda chiave un ruolo importante lo svolge il Commissario Spanò, interpretato da Rosario Petix». Scene, costumi e musica contribuiscono a rendere lo spettacolo una messa in scena elegante: «Le musiche, tra cui anche una canzone iniziale, sono inedite, scritte per la piéce, a firma di Mario D'Alessandro: la soddisfazione grande - spiega Jannuzzo è quella di sentire gli spettatori uscire dal teatro canticchiando alcune di queste melodie. Si tratta di sonorità forti e terragne che possono far pensare alla produzione cinematografica dei film d'ispirazione siciliana degli anni Cinquanta». Le scene, classiche, sono quelle di un salotto elegante e borghese , che sa evocare con particolari studiati il gusto dei primi anni venti. L'ultimo ricordo di Jannuzzo è per i suoi due maestri: «Gigi Proietti e Gino Branieri, così diversi e così formativi per me.

Col primo studiai da ragazzino e potei lavorare in seguito, col secondo rimasi in compagnia per sei anni. Grazie a lui il mio volto e il mio nome sono stati immediatamente ricordati e accettati dal pubblico milanesequando camminai con le mie gambe».

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