Il destino di Tiziana Pavani era segnato da giorni. Da quando Luca, il ragazzo accusato del suo omicidio, aveva deciso di non lasciarle scampo. Ne sono convinti gli inquirenti. È l'elemento inedito che emerge dall'inchiesta sulla morte della segretaria d'asilo di 54 anni uccisa a bottigliate lo scorso 12 gennaio nel suo monolocale di via Bagarotti a Baggio. E che aveva portato il pm Maria Letizia Mannella a chiedere per Luca Raimondo Marcarelli, 32enne tossicodipendente che frequentava la vittima, il giudizio immediato (il processo senza udienza preliminare sulla base dell'«evidenza della prova»). Il gip Franco Cantù Rajnoldi aveva accolto la richiesta, ma su istanza della difesa si procederà con il rito abbreviato.
Per gli inquirenti - le indagini sono della Squadra mobile - l'omicidio era premeditato. Alla base della loro convinzione ci sono le ricerche che Marcarelli ha fatto su internet nei giorni precedenti e fino alla notte del delitto. Ecco alcuni dei link finiti agli atti dopo le investigazioni della Squadra reati informatici della Procura: «Come far svenire una persona», «41 modi per far svenire una donna», «Come avviene la morte per colpo in testa?», «Muore sbattendo la testa. Esce sangue?», «Potete dirmi 10 modi per uccidere una persona?», «4 modi per stendere qualcuno con un colpo solo». Marcarelli avrebbe ucciso Tiziana Pavani, lo ha confessato lui stesso al momento del fermo, colpendola alla testa mentre dormiva con una bottiglia piena e soffocandola con un cuscino. Poi ci sono i messaggi WhatsApp del pomeriggio e della tarda serata dell'11 gennaio (l'omicidio sarebbe avvenuto intorno alle 4.30 del 12) in cui il 32enne insiste per vedere l'amica. E quelli in cui la vittima alla fine di dicembre gli raccontava di essere entrata in possesso di alcune migliaia di euro.
Gli altri fatti contestati dal pm al giovane con un passato di ricoveri in psichiatria e tentativi di suicidio sono la rapina del bancomat e di due cellulari della donna e, sempre a suffragare la premeditazione, l'essersi tolto i vestiti prima di colpire per non macchiarli di sangue. Non si sarebbe trattato, come ha sostenuto Marcarelli davanti al gip, di un raptus causato dai 2 grammi di cocaina presi dal ragazzo quella sera. «Avevo il cervello in pappa», ha detto. Il delitto sarebbe stato lucidamente progettato. Anche i gesti del giovane nelle ore successive oscillano tra calcolo e follia: l'aver aperto il gas dell'appartamento forse nella speranza che un'esplosione cancellasse le tracce, l'aver preso i cellulari con i propri messaggi alla vittima, l'aver prelevato con il bancomat di Tiziana e speso i soldi in gratta e vinci, birra e slot-machine, l'essersi fatto trovare dalla polizia con gli stessi abiti della ripresa video della banca. Il movente però resta poco chiaro. Il ragazzo ha dichiarato che l'amica gli doveva circa 2.500 euro e che avevano discusso per questo.
Tiziana e Luca si erano conosciuti quattro anni fa su un sito di incontri, erano vicini di casa. Si frequentavano ogni tanto, la relazione era fatta di sesso occasionale e affetto. Almeno da parte della donna, separata e senza figli, che dell'amico di vent'anni più giovane si fidava e che lo aveva più volte aiutato. Marcarelli, incensurato e difeso dall'avvocato Mirella Renoldi, è a San Vittore. Ieri la richiesta di processo abbreviato, che in caso di condanna dà diritto a una riduzione di un terzo della pena. Prevedibile anche il ricorso a una consulenza psichiatrica.
Al processo si costituirà parte civile Andrew, il marito della vittima nato alle Seychelles, assistito dall'avvocato Arianna Leonardi. Gli ex coniugi, separati ma non divorziati, avevano mantenuto un rapporto amichevole e di reciproco sostegno. Un sostegno che Tiziana aveva deciso di dare anche a quel ragazzo «interrotto».
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