Alla fine, al giudice verrà chiesto di rispondere a una semplice domanda: ha senso mettere sotto inchiesta un sindaco, un presidente di Provincia e un governatore regionale perché non hanno fatto abbastanza per risolvere il problema dello smog, quando «la Pianura Padana - a detta degli stessi esperti nominati dalla Procura - è una delle aree d’Europa e forse del mondo meno adatte a ospitare emissioni» inquinanti? È una domanda essenziale, sulla quale si giocheranno i destini giudiziari di Letizia Moratti, Guido Podestà, il suo predecessore a Palazzo isimbardi Filippo Penati e Roberto Formigoni, tutti finiti nel mirino dei pm con l’accusa di «versamento di fumi o polveri nell’atmosfera» e ora - dopo la richiesta di proroga delle indagini - anche di omissione in atti d’ufficio.
Il 19 gennaio, il gip Maria Vicidomini dovrà decidere se andare aventi con l’inchiesta come sostiene il pm Alessandra Cecchell oppure - come chiesto dagli avvocati di Podestà - decretare il «non luogo a procedere». «Siamo confortati dalla perizia depositata agli inquirenti - commentano i legali - secondo la quale il problema smog a Milano in sostanza richiede interventi strutturali». Dunque, è la tesi del legale, non è stato commesso alcun reato. La maxi-consulenza depositata da Lugi Bisanti (direttore del Servizio di Epidemiologia dell’Asl), Michele Giugliano e Roberto Maja (docenti del Politenico), lasciava pochi dubbi. «Tutti gli interventi praticati e ragionevolmente praticabili - scrivono i tecnici - non hanno il potenziale di consentire, a breve termine e in ogni caso, il rispetto» delle soglie per le emissioni di polveri sottili. Mentre «gli interventi strutturali non possono che impiegare anni per il recupero di una situazione che garantisca in permanenza il rispetto del limite». Cosa significa? Che per affrontare il problema dell’inquinamento serve una politica su vasta scala, e non soluzioni tampone come il blocco del traffico o le targhe alterne. Certo, i tecnici hanno sottolineato come «un giudizio positivo circa i contenuti e la struttura di piani, programmi e misure» anti-smog «si scontri con l’effettiva realizzazione degli stessi, nei tempi preventivati e con le risorse stanziate, talvolta anche a causa di difficoltà di carattere sociale nel proporre e presentare interventi “non convenzionali” che in qualche modo incidono su usi e abitudini della collettività». Ma è colpa della Moratti, di Podestà, Penati e Formigoni? Non proprio. «Una significativa limitazione dei danni alla salute - concludono gli esperti - è ottenibile solo in conseguenza dell’adozione di interventi strutturali, di lungo periodo, su larga scala geografica ed espressione di un’alleanza tra istituzioni, amministratori e popolazione».
Infine, c’è un precedente che potrebbe far pendere l’ago della bilancia a favore degli indagati. Ed è la sentenza con cui è stato assolto l’ex sindaco di Firenze Leonardo Domenici, finito sotto inchiesta in seguito a un esposto presentato dal Codacons. Lo stesso depositato anche ai pm di Milano. Il giudice Francesco Maradei ha prosciolto Domenici «perché il fatto non sussiste»: perché non c’è la prova del nesso di causa tra decessi e concentrazioni di polveri sottili.
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