Limmagine di Milano nella quiete surreale che precede, accompagna e segue il Ferragosto è ingannevole come un miraggio nel deserto, anche se il cielo è coperto, il sole latita e magari piove.
Traffico scarso come in una festività lunare non segnata sui calendari, strade quasi deserte, parcheggi desolatamente senza auto. Unillusione, a giorni questa visione fuorviante della città si dissolverà e torneremo a guardare le strade intasate attraverso il filtro maleodorante degli scarichi e i clacson torneranno a ferirci. Lestate con lillusionismo proprio delle vacanze, proietta sulle autostrade gli ingorghi che si generano nei centri urbani. È una specie di «transfert» che però non guarisce dalla nevrosi da traffico, costituisce soltanto una brevissima remissione. Pure, la visione di una città che non esiste dovrebbe far riflettere, quasi per la legge del contrappasso, su ciò che si dovrebbe fare per ridurre la pressione del traffico, che rischia di strangolarci perché è cresciuto per ragioni normali (aumento del reddito, delleconomia, della motorizzazione, della voglia di libertà) e tuttavia abnorme rispetto alla realtà fisica, topografica centri urbani. È comprensibile che il sindaco Moratti abbia affrontato questa tema cruciale proprio adesso, chiedendo, da una parte, di destinare certe entrate e talune risorse a provvedimenti costosi per ridurre linquinamento, dallaltra rilanciando la proposta di far pagare un ticket ai non residenti che vogliano entrare nel centro della metropoli e non siano provvisti di veicoli assolutamente sicuri per lambiente. Lidea di dover pagare per esercitare una libertà di movimento che dovrebbe essere intangibile suscita qualche perplessità, ma le esperienze fatte in altre metropoli dovrebbero spazzare i dubbi.
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