L’invito di Pisapia fa flop: aperti più di 500 negozi

L’invito di Pisapia fa flop: aperti più di 500 negozi

L’appello alla chiusura ha fatto fiasco e lo zoccolo duro dei negozianti ha deciso di lavorare lo stesso. Il sindaco Giuliano Pisapia forse non se ne è accorto («Non credo che la crisi sia più forte del mio appello» ha infatti dichiarato) ma solo in centro, nelle vie dello shopping, hanno tenuto aperto ben 500 commercianti. Idem i supermercati, come annunciato: alla cassa delle Iper coop le commesse, assieme allo scontrino, hanno perfino regalato ai clienti una bandierina tricolore per festeggiare la liberazione. Insomma, le proteste dei gruppetti di sindacalisti davanti a vetrine e supermarket non sono state ascoltate granché. «Non fate la spesa, partecipate alle iniziative di commemorazione del 25 aprile» hanno chiesto con megafoni e volantini i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, appoggiati dal segretario Cgil Susanna Camusso: «Dobbiamo dare solidarietà ai lavoratori che manifestano contro i negozi aperti». «Questa scelta - ha spiegato la leader sindacalista - peggiora le condizioni di lavoro dei lavoratori che già non le hanno brillantissime. Togliere la differenza, che è stata una grande conquista, ra i giorni di lavoro e di non lavoro fa sì che la vita delle persone si svolga ormai nei centri commerciali. La scelta non aiuta in alcun modo la crescita dei consumi: è noto che la gente non consuma se non ha le risorse».
Ma i commercianti hanno alzato le spalle. O per lo meno, hanno messo le questioni pratiche davanti a quelle ideali. «Questi appelli sono fuori dalla storia - ha risposto Giorgio Montingelli, sintetizzando l’umore dei commercianti - A fine mese i negozianti hanno degli stipendi da pagare e dei conti da far quadrare. L’incasso di giornate come queste aiuta a far fronte al periodo di sofferenza economica. E quindi è giusto che siano liberi di scegliere».
Al di là della percentuale dei negozianti che hanno lavorato o meno, la speranza del sindaco Pisapia è che sull’argomento si trovi presto una accordo, per evitare le solite polemiche ogni anno. «In generale - ha spiegato - deve essere una problematica su cui riflettere insieme, sperando di arrivare ad una condivisione totale di una scelta».
Sul tema aperture e chiusure, l’assessore al Commercio Franco D’Alfonso annuncia anche un piano estivo per gestire le domeniche di agosto. Cioè per evitare che i negozianti che lavorano durante i giorni di festa ora (25 aprile, primo maggio e 2 giugno) si prendano la libertà di chiudere bottega per tutto agosto senza coordinarsi tra di loro. Va bene il diritto al riposo, ma il Comune vuole garantire almeno il 30% dei negozi aperti in estate, evitando l’effetto deserto. I tecnici di Palazzo Marino sono al lavoro e a breve sarà presentato un programma.
Più cauta nel giudicare gli stakanovisti del 25 aprile è il capogruppo del Pd Carmela Rozza. Che non se la sente di condannare chi la lavorato e che, da una parte, capisce le motivazioni di chi ha bisogno di tenere il negozio aperto in periodi di crisi come questi.
All’attacco il vice presidente del Consiglio Riccardo De Corato, che celebra la vittoria dei commercianti sugli inviti vani del sindaco e dei sindacati.

«I commercianti milanesi - spiega - hanno trasformando il 25 aprile in una giornata di liberazione proprio da coloro (sindaco e segretario della Cgil in testa) che hanno tentato fino all’ultimo di farle tenere abbassate con appelli imbonitori: Pisapia, nel suo primo 25 aprile, non è stato il sindaco di tutti. E il suo appello ha fatto fiasco».

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