Antonio RuzzoIl suo cruccio rimarrà l'autostrada che da Broni, il paese dov'era nato, avrebbe dovuto raggiungere Mortara tagliando di una buona mezz'ora il viaggio fino a Milano. E la sua ultima battaglia il ricorso al Tar contro il taglio del 10 per cento del vitalizio ai consiglieri regionali che riteneva la più grande ipocrisia della giunta Maroni. Giancarlo Abelli morto sabato a 75 anni dopo una lunga malattia, per tutti era il «Faraone». Un soprannome che non gli dispiaceva e che gli fu dato nell'epoca in cui era presidente del Policlinico da un suo amico: «Lì ci sono i Baroni- gli aveva detto scherzando- e per tenerli a bada serve almeno un Faraone...». E Faraone fu. Per un uomo che ha segnato profondamente 40 anni della politica lombarda muovendo i primi passi nei primi anni Settanta nelle file dell'allora Democrazia Cristiana. Una via lunga legata prima alla sua terra pavese e poi a Milano e alla Lombardia. Già quattro anni dopo infatti Abelli diventa presidente del Policlinico San Matteo di Pavia, incarico che lascia sei anni dopo per quello di consigliere regionale. Poi un intoppo, nel 1985, quando finisce in carcere e poi ai domiciliari per peculato, accusa dalla quale venne però poi viene completamente assolto. Gli Anni '90, con la fine della Democrazia Cristiana, lo vedono approdare in Forza Italia alla corte di Berlusconi, di cui diviene uomo di fiducia. Nel '98 viene coinvolto nel caso Poggi Longostrevi, da cui esce con un'altra assoluzione e dal 2000 al 2008 è assessore regionale alla sanità e braccio destro di Formigoni. Corona la sua carriera politica con l'elezione a parlamentare anche se quella Romana non è un'esperienza che lo soddisfa perché all'essere uno dei tanti deputati preferisce la dimensione da «ministro» lombardo. «Piango la morte di Giancarlo Abelli, un amico appassionato della politica e dei problemi della gente- lo saluta Roberto Formigoni, senatore di Ncd- L'ho avuto al mio fianco in questi ultimi venti anni come uomo vero prima ancora che come collaboratore, esperto di problemi soprattutto sanitari e sociali. Chi lo ha conosciuto lo ha apprezzato». Ma non c'è solo l'ex presidente lombardo a piangerlo. «La sua morte mi addolora- è l'addio di Maurizio Lupi, presidente dei deputati di Area popolare- Sono andato a trovarlo venerdì in ospedale e ha ovviamente voluto parlare di politica. E' stato un personaggio di primo piano per la nostra regione, che deve alla sua competenza e alla sua capacità di cogliere i bisogni della persona il grande ruolo che la Lombardia ha avuto nel costruire un modello di sanità e di assistenza tra i migliori nel mondo». «Con la scomparsa di Giancarlo Abelli il centrodestra lombardo perde uno dei suoi personaggi di riferimento- dice Paolo Romani, presidente del gruppo di Forza Italia al Senato.-Il suo legame con il territorio e la politica intesa come esclusivo servizio mancheranno a tutti». Ma lo ricordano anche il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo come attore fondamentale nelle riforme lombarde e l'assessore Giulio Gallera come politico di razza capace di grandi scontri e spigolosità ma anche di grandi slanci di umanità. «È stato amato, odiato, seguito, temuto- lo ricorda l'ex assessore di An Massimo Corsaro- Era uno che non lasciava indifferenti. Uomo di potere ha attraversato la prima e la seconda repubblica.
Un politico duro, capace però di voltare pagina quando occorreva. Un uomo intelligente, di quelli con cui non ti stanchi mai di discutere, litigare, confrontarti, certo di trovare una sintesi, se anche lui ti riconosceva il possesso di materia grigia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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