Cronaca locale

Langosteria, quando il pesce diventa un "brand"

La scrittrice Schira racconta la storia dell'outsider che ha voluto rivoluzionare la ristorazione

Langosteria, quando il pesce diventa un "brand"

Nell'era delle stelle mediatiche, delle guide e della mitizzazione degli chef, fa notizia la biografia di un imprenditore che, seguendo la via maestra della qualità e dell'accomodation come metodo replicabile all'infinito, sta rivoluzionando il pianeta della ristorazione. E proprio «Rivoluzione» è il sostantivo scelto dalla critica gastronomica Roberta Schira per definire l'avventura della «Langosteria» fondata da Enrico Buonocore, quarantenne self made man votato all'idea di trasformare il prodotto ittico in un luxury brand. Quattro locali di successo lanciati in dieci anni, di cui tre a Milano e uno nel golfo di Portofino, ma soprattutto 18 milioni di fatturato annui, rappresentano la cartina tornasole di un format vincente raccontato passo passo dal volume illustrato edito da Rizzoli. La penna della Schira, abituata a tratteggiare tendenze e creatività nel mondo della cucina, questa volta si avventura nella vicenda umana di un outsider con pochi dogmi ma molto chiari. Tra questi, racconta, l'abolizione del monoteismo culinario consacrato nella figura dello chef-guru, da sostituire con un perfetto lavoro di squadra e la perenne qualità del prodotto. Il pesce, nella fattispecie. La strategia aziendale di Buonocore, lontana dai dogmi dei manuali di marketing ma non per questo meno ficcante, lo ha portato a scelte istintive rivelatesi premianti, come quella di associarsi ad alcuni tra i migliori fornitori ittici di Milano, già celebre capitale del pesce più fresco. Il risultato è che oggi Langosteria, più che un ristorante, è una griffe in grado di riprodurre un nuovo concetto di alta ristorazione praticamente in ogni latitudine: dal logorio della city («hanno fatto rinascere la Galleria del Corso») alle sponde dell'avaro Tigullio. Fino a servire plateau di crostacei sulle piste da sci, come proveranno a fare il prossimo Natale nella modaiola Courmayeur.

Ogni previsione è superflua.

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